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Agricoltura

L'agricoltura deve cambiare

L'agricoltura deve cambiare per riuscire a nutrire il pianeta


Gli agricoltori di tutto il mondo dovranno presto passare a sistemi agricoli più sostenibili e produttivi per riuscire a produrre il cibo necessario per una popolazione mondiale in aumento e rispondere alle sfide del cambiamento climatico, ha affermato oggi Shivaji Pandey, Direttore della Divisione Produzione vegetale e protezione della piante.
Pandey, agronomo di fama internazionale, nel suo intervento al IV Congresso Mondiale di agricoltura di conservazione (AC) - che si svolge in questi giorni a Delhi e che vede la partecipazione di oltre 1.000 esperti provenienti da tutto il mondo - ha individuato nell'agricoltura di conservazione un elemento essenziale di questo cambiamento.
"Il mondo non ha alternative se non perseguire l'intensificazione sostenibile della produzione agricola per soddisfare la domanda crescente di cibo e di foraggio, per alleviare la povertà e proteggere le risorse naturali. L'agricoltura conservativa è un elemento essenziale di questa intensificazione", ha detto Pandey.
L'agricoltura di conservazione, o agricoltura senza lavorazione, consiste in una serie di pratiche agronomiche che permettono una migliore gestione del suolo, limitando gli effetti negativi sulla sua composizione, sulla struttura, sul contenuto di sostanza organica. Promuove un intervento minimo sul terreno, una maggiore copertura del suolo e la rotazione delle colture. Introdotta circa 30 anni fa, è oggi praticata a livello mondiale su circa 100 milioni di ettari di terra. (…)


Il Comunicato stampa della FAO: http://www.fao.org/news/story/it/item/10030/icode/

Il Congresso di Delhi: http://www.wccagri.ernet.in/

 

 




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L'insostenibile peso del gambero

 

L'insostenibile peso del gambero


Secondo il "Global study of shrimp fisheries" della FAO - che analizza i problemi, e le possibili soluzioni, della pesca dei gamberetti in Australia, Cambogia, Indonesia, Kuwait, Madagascar, Messico, Nigeria, Norvegia, Trinidad e Tobago ed Usa - “riducendo la capacità di pesca e limitando l´acceso alla pesca di gamberetti, si potrebbero attenuare lo sfruttamento eccessivo, le catture accidentali e la distruzione dei fondali marini, alcuni dei maggiori effetti collaterali - sia economici che ambientali - della pesca dei gamberetti”.

 

La segnalazione: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=18052

Il comunicato stampa della FAO: http://www.fao.org/news/story/it/item/10159/icode/

L'intervista all'esperto: http://www.fao.org/news/video-clips/2009/shrimp0/en/

Il Rapporto: ftp://ftp.fao.org/docrep/fao/011/i0300e/i0300e.pdf

 

 


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Ogm/ Corte Ue: Informazione su ubicazione colture va pubblicata

Ogm/ Corte Ue: Informazione su ubicazione colture va pubblicata


La Corte europea di Giustizia ha stabilito, con una sentenza emessa oggi a Lussemburgo, che le informazioni relative all'ubicazione di colture Ogm devono essere rese pubbliche, e che in nessun caso possono rimanere riservate, neanche se uno Stato membro invocasse motivi quali la salvaguardia dell'ordine pubblico o altri segreti tutelati dalla legge (come il segreto commerciale, la riservatezza dei dati sensibili, o la tutela dei diritti di proprietà intellettuale). Questo vale, in particolare, nel caso in cui le autorità di uno Stato membro volessero mantenere riservati i siti di coltivazione al fine di evitare manifestazioni di protesta, come lo sradicamento delle piante transgeniche, da parte di gruppi anti Ogm. (...)


L'articolo: http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2009/02_febbraio/17/ogm_corte_ue_informazione_su_ubicazione_colture_va_pubblicata,18014318.html

 

 




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USA: Un'agricoltura... drogata

USA: Un'agricoltura... drogata


Al primo posto nei provvedimenti della nuova amministrazione Obama per il miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali c'è la lotta contro l'uso della metanfetamina!

 

Il programma di Barac Obama per l'Agricoltura sul sito della Casa Bianca:

http://www.whitehouse.gov/agenda/rural/


La metanfetamina: http://it.wikipedia.org/wiki/Metanfetamina


Prospettive della nuova politica agricola statunitense:

http://www.agricolturanuova.crol.it/index.asp?id=444&edizione=20081129&idTabella=59

 

 

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Agricoltura e strategie di adattamento ai cambiamenti climatici in Africa

SELEZIONE DI CONVEGNI, WORKSHOP, PUBBLICAZIONI E DOCUMENTI SU:

Agricoltura e strategie di adattamento ai cambiamenti climatici in Africa



Conferenze Internazionali

Negli ultimi 6 mesi del 2008 si sono svolte in Africa e altrove numerose Conferenze Internazionali che hanno riguardato i problemi di questa Regione:

http://www.iisd.ca/africa/calendar/ARC_calendar_Aug-Dec_2008.pdf


Tra i Convegni più interessanti sulle tematiche delle relazioni tra Cambiamenti climatici ed Agricoltura in Africa segnaliamo:

 

THIRD ANNUAL AFRICAN GREEN REVOLUTION CONFERENCE

28-29 August 2008 - Oslo, Norway

The third annual Africa Green Revolution Conference will build on the value of public/private partnerships addressed in detail at the 2007 and 2006 meetings. A combination of plenary sessions and smaller roundtable discussions will focus on key issues such as: increasing productivity in African agriculture, achieving food security, and pursuing wider African economic growth priorities. A spotlight will be trained on the role of farming as a business at both the commercial and small-holder level, with an eye toward true market effectiveness. A critical undercurrent to the dialogue will be developing the mechanisms for a system of adequate rural agricultural financing.

Conference website: http://www.africangreenrevolutionconference.com/

Programme: http://www.africangreenrevolutionconference.com/program.php

Vi segnalo in particolare questa sintesi dei lavori: http://www.africangreenrevolution.com/en/conferences/2008/documentation/summaries/summary_part2.html

 


WORLD AGRICULTURAL FORUM: 2008 AFRICAN CONGRESS

3-5 September - Kampala, Uganda

This Congress will meet under the theme ‘Creating Prosperity by Investing in Agriculture,’ and is expected to focus on action plans for advancing Africa’s agricultural supply chain, agribusinesses, trade policies and related sectors to enable sustainable agriculture to increase economic opportunities for African farmers and their communities.

Il sito del Forum: http://www.worldagforum.org/rel-archive-uganda-1207.htm


FIRST ALL AFRICA CONGRESS ON BIOTECHNOLOGY

22-26 September - Nairobi, Kenya

The First All Africa Congress on Biotechnology is organized by the African Stakeholders Forum () through its sister network, the Agricultural Biotechnology Network in Africa () and the African Union’s (AU) Division of Agriculture and Food Security. The theme of the Congress will be the of Biotechnology for Food Security and Socio-Economic Development in Africa’. In addition to the main theme, congress participants will have an opportunity to listen to experiences of other countries in Europe, Asia, USA and Latin America about modern agricultural biotechnology and its applications in their economic transformation processes.

Il sito del Convegno: http://abneta.org/congress/


FAO HIGH-LEVEL CONFERENCE ON WATER FOR AGRICULTURE AND ENERGY IN AFRICA: THE CHALLENGES OF CLIMATE CHANGE

15-17 December 2008 - Sirte, Libya.

The FAO High-level Conference on Water for Agriculture and Energy in Africa will be held in under the theme ‘The Challenges of Climate Change.’ The Conference aims at unlocking the potential of water for development in Africa. In particular, it aims at: assessing the challenges faced by the agricultural sector, in view of the impending/glooming food crisis in Africa taking into account the strong linkages with energy and climate change; carefully examining how investment in the rural space can reverse trends to obtain well balanced sub-sectors that offset production risks, close food production gaps and ensure food security; analyzing bottlenecks and constraints to accelerated water development in support of the continent’s food and energy needs; and proposing ways to promote and secure investment in water to maintain food and energy security in the region.

Per approfondimenti: http://www.fao.org/nr/water/docs/sirteconceptnote.pdf



KEY PUBLICATIONS AND ONLINE RESOURCES


Vi segnaliamo in particolare questa guida:

CLIMATE CHANGE ADAPTATION AND MITIGATION IN DEVELOPMENT PROGRAMS: A PRACTICAL GUIDE
(World Bank, January 2008)

The World Bank has released a guide that provides guidance to policy-makers and development agencies on the linkages between the design of development programmes and the objectives of adapting to climate change and limiting emissions of greenhouse gases.

Il documento: http://siteresources.worldbank.org/EXTEEI/Resources/DCCToolkitCRAlores.pdf

e in particolare, nel Modulo 1, il capitolo dedicato alle “Measures to the Impacts of Climate Change”.


Assai interessante è anche questo documento:

THE IMPACT OF CLIMATE CHANGE AND ADAPTATION ON FOOD PRODUCTION IN LOW-INCOME COUNTRIES: EVIDENCE FROM THE NILE BASIN, ETHIOPIA
(IFPRI, 2008)

This paper, published by the International Food Policy Research Institute and written by Mahmud Yesuf, Salvatore Di Falco, Claudia Ringler and Gunnar Kohlin, presents an empirical analysis of the impact of climate change on food production in a typical low-income developing country. It estimates the determinants of adaptation to climate change and the implications of these strategies on farm productivity. The analysis relies on primary data from 1,000 farms producing cereal crops in the Nile Basin of Ethiopia. IFPRI found that climate change and climate change adaptations have significant impacts on farm productivity. Extension services (both formal and farmer to farmer), as well as access to credit and information on future climate changes, affect adaptation positively and significantly. Farm households with larger access to social capital are more likely to adopt yield-related adaptation strategies.

Il documento:http://www.ifpri.org/pubs/dp/IFPRIDP00828.pdf


DEVELOPMENT AND CLIMATE CHANGE: A STRATEGIC FRAMEWORK FOR THE WORLD BANK GROUP: TECHNICAL REPORT

(World Bank, 2009)

This technical report serves as a background for the Bank’s strategic framework for climate change, which was approved in 2008. The technical report covers in detail how the World Bank Group will support climate actions in country-led development processes, as well as how to mobilize additional concessional and innovative finance. It represents the culmination of a global multistakeholder consultation process that benefitted from feedback from thousands of development professionals, policy makers, academics, scientists, youth, indigenous peoples and the private sector representing a wide range of countries, views and perspectives.

Vi segnalo una breve sintesi di 2 pagine: http://siteresources.worldbank.org/EXTCC/Resources/407863-1219339233881/DCCSFTechnicalReportExcutiveSummary.pdf

Per approfondimenti:

http://siteresources.worldbank.org/EXTCC/Resources/407863-1219339233881/DCCSFTechnicalReport.pdf

 

ALTRE INIZIATIVE


WORLD BANK’S CLIMATE INVESTMENT FUNDS COMMITTEE IDENTIFIES RECIPIENT COUNTRIES FOR ADAPTATION FUNDS

30 January 2009: The Trust Fund Committees for the World Bank’s Climate Investment Funds met on 27-30 January 2009, and identified which countries will be offered funding under the PPCR within the US$6 billion Climate Investment Funds. Bangladesh, Bolivia, Cambodia, Mozambique, Nepal, Niger, Tajikistan and Zambia have been invited to submit projects to the World Bank’s Pilot Program for Climate Resilience (PPCR), which will provide about US$500 million for scaled up action and transformational change in integrating climate resilience in national development planning. The criteria used to identify the countries included the level of vulnerability to climate change hazards and risks, country preparedness to move towards climate resilient development plans, and country distribution across regions and types of hazards. Two other programmes were also discussed: the Forest Investment Program, which will pilot and demonstrate investments to support REDD (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) efforts of developing countries, with its next design meeting planned for 5-6 March 2009, in Washington DC, US; and the Scaling Up Renewable Energy Program, where a small multi-stakeholder working group will be convened on 9-10 March 2009, to prepare a draft design document.

Per informazioni: http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/NEWS/0,,contentMDK:22050400~pagePK:34370~piPK:34424~theSitePK:4607,00.html


 

FAO CALLS FOR MORE SUSTAINABLE AND PRODUCTIVE FARMING SYSTEMS TO REDUCE AGRICULTURE’S CARBON FOOTPRINT

4 February 2009: Speaking at the fourth World Congress on Conservation Agriculture (CA), held from 4-7 February 2009, in New Delhi, India, Shivaji Pandey, Director of the UN Food and Agriculture Organization’s (FAO) Plant Production and Protection Division, called on the world’s farmers to adopt CA practices to ensure sustainable yield growth and reduce agriculture’s carbon footprint. Pandey explained that global trends in yield growth are declining because current practices of agricultural intensification often affect soil, water, biodiversity and other ecosystem services needed for agricultural production. CA farming seeks to avoid these effects by reducing tillage and promoting permanent soil cover and diversified crop rotations to ensure optimal soil health and productivity. At the same time, CA reduces carbon emissions from agriculture and improves carbon sequestration in the soil. He stressed that sustainable intensification of agriculture is imperative to achieve progress in the fight against hunger and poverty while ensuring environmental sustainability, and urged governments, donors and other stakeholders to provide policy and financial support to promote CA, such as training, participatory research, building strong farmers’ organizations, and making available and encouraging local manufacturing of newly-developed CA equipment.

Per informazioni: http://www.fao.org/news/story/en/item/9962/icode/

Il sito del Congresso: http://www.icar.org.in/wccagri/index.html


 

WMO TO HOLD WORKSHOP ON ADAPTATION TO CLIMATE CHANGE IN WEST AFRICAN AGRICULTURE

3 February 2009: The World Meteorological Organization (WMO) with the Drylands Development Centre of the UN Development Programme (UNDP) and the UN Environment Programme are organizing an International Workshop on Adaptation to Climate Change in West African Agriculture in Ouagadougou, Burkina Faso, which is tentatively scheduled for March 2009. This workshop aims to bring together experts from the National Meteorological and Hydrological Services, the National Agricultural Research Systems, key decision-makers, practitioners, and the National Focal Points of the UN Convention to Combat Desertification. It is expected that workshop participants will develop: an improved understanding and assessment of the climate change impacts on agriculture and the associated vulnerability in West Africa; informed decisions on practical adaptation strategies for the agricultural sector in different agro-ecosystems of the region; appropriate ways to promote adaptation planning and implementation and its integration into the sustainable development planning; and a mechanism for continuous information exchange on climate change impacts and adaptation amongst the different countries in the region. Proceedings of the workshop will be published by WMO and UNDP.

Per informazioni: http://www.wmo.int/pages/prog/wcp/agm/meetings/iwacc08/index_en.html#TOP

 

IFAD PRESIDENT CALLS ON THE ARAB AGRICULTURAL SECTOR TO ADDRESS CHALLENGES OF FOOD SECURITY AND CLIMATE CHANGE

 

18 January 2009: Speaking at the 31st Summit of the League Arab States (LAS), held from 17-18 January 2009, in Kuwait City, Lennart Båge, President of the UN International Fund for Agricultural Development (IFAD), called for re-engaging the agricultural sector to meet the challenges of food security and climate change, with particular attention to energy efficiency, water scarcity and the environment.

Båge reported that the recent food crisis has increased the number of undernourished people in LAS member States by four million, and explained that climate change will increase food price volatility and food insecurity while presenting major challenges to the mostly rain-fed agriculture in the region. Noting the region’s high population growth rate, he called for increasing food production and greater efforts for food security planning. Outlining IFAD’s strategy and achievements in LAS countries he suggested five key areas for addressing food security: increasing agricultural productivity through drought and heat resistant varieties, capacity building and technology transfer; increasing water productivity and savings; combating desertification and land degradation through projects for soil and water conservation and re-vegetation, monitoring of natural resource use, and capacity building for sustainable land management; improving infrastructure, such as roads, financial services, marketing services and price information services; and engaging youth in the agricultural and agro-processing and trading sectors to reduce unemployment and raise education levels.

Il testo dell'intervento: http://www.ifad.org/events/op/2009/las.htm



UNEP RELEASES FILM SERIES HIGHLIGHTING ADAPTATION EFFORTS IN AFRICA

3 December 2008: The UN Environment Programme (UNEP), in partnership with the UN/OCHA Integrated Resource Information Network (IRIN), has launched a film series titled “Gathering Storm - The humanitarian impact of climate change.”

The eight short videos highlight the human impact of climate change in Africa by sharing stories of how adaptation techniques, new and old, enable vulnerable communities not only to cope but to emerge stronger and more resilient. The videos highlight desertification, flooding, rainwater harvesting, malaria, erosion, drought and irrigation.

Gli 8 video: http://www.unep.org/themes/climatechange/poznan/FLVs/movie1.swf


FAO RELEASES SECOND EDITION OF THE FOODCLIMATE E-NEWSLETTER

2 December 2008: The Interdepartmental Working Group on Climate Change of the UN Food and Agriculture Organization (FAO) has released the second edition of the FoodClimate e-newsletter.

The newsletter includes information about FAO’s participation in the 14th Conference of the Parties (COP14) to the UNFCCC and the fourth Conference of the Parties serving as the Meeting of Parties to the Kyoto Protocol (COP/MOP4), currently taking place in Poznan, Poland, as well as the outcomes of recent climate change events, new publications, and an interview with Wulf Killmann, Director of the Forest Products and Industries Division of FAO and Chair of the FAO Interdepartmental Working Group on Climate Change. In the interview, Killmann addresses, among other issues: ways to reduce greenhouse gas emissions from agriculture; the role of forests in climate change mitigation; and the main priority areas for future work of the Interdepartmental Working Group. The newsletter also features a list of FAO organized or co-sponsored side events during COP14 and COP/MOP4 as well as an announcement of the High-level Conference on Water for Agriculture and Energy in Africa: The Challenges of Climate Change, to be held from 15-17 December 2008, in Sirte, Libya. Furthermore, the publication contains reports on: a field study on the impact of climate change on Moroccan agriculture; the outcomes of an e-discussion on climate change and its linkages to food security and nutrition; the World Summit of Regions on Climate Change, held on 30-31 October 2008, in Saint Malo, France; and the biennial international meeting “Terra Madre” on ecological and organic farming in the context of climate change, held on 23-27 October 2008, in Turin, Italy.

La Newsletter: http://www.fao.org/climatechange/newsletter/en/

FAO Climate Change Website: http://www.fao.org/climatechange/home/en/


FAO-BACKED RESEARCH PROJECT INDICATES AFRICA COULD BE A SIGNIFICANT CARBON SINK

25 November 2008: According to research conducted by CarboAfrica, an international research consortium of 15 institutions from Africa and Europe that includes the UN Food and Agriculture Organization (FAO), Africa could be absorbing more carbon from the atmosphere than it emits.

After a two-year study in 11 African countries on the continent's role in the global carbon cycle, researchers indicate that Africa accounts for up to 50% in atmospheric variations of carbon dioxide between seasons, and from year to year. This impact is due to changes in the balance between carbon captured through photosynthesis by Africa's vast expanse of forests and savannas, and emissions from fires, deforestation and forest degradation. Riccardo Valentini, University of Tuscia, Italy, and CarboAfrica project coordinator, explained that evidence so far indicates that Africa seems to be a carbon sink, meaning that it takes more carbon out of the atmosphere than it releases. He further noted that, if confirmed, the study implies that Africa contributes to reducing the greenhouse effect, thus helping mitigate the consequences of climate change. The preliminary results of the project, which will continue through 2010, were presented at the Open Science conference on Africa and the Carbon Cycle: the CarboAfrica project, held from 25-27 November 2008 in Accra, Ghana. Speaking during the opening of the conference, Helena Semedo, FAO Regional Office for Africa, stressed the role of agriculture in reducing Africa's carbon emissions. She called for efforts to reach out to farmers in Africa to teach them how to use their land and their forests in such a way that Africa's carbon cycle becomes our ally in the battle against climate change, noting that greenhouse gas emissions from agriculture can be reduced using appropriate soil management techniques, while increasing productivity.

Per informazioni: http://www.fao.org/news/story/en/item/8664/icode/

Il Website: http://www.carboafrica.net/index_en.asp

 


UNITAR RECEIVES IDRC GRANT FOR CLIMATE CHANGE ADAPTATION IN AFRICA

 

27 January 2009: The UN Institute for Training and Research (UNITAR) has a received a grant of CAD175,275 from the Canadian International Development Research Centre (IDRC), to support climate change adaptation activities in Africa.

The grant, awarded to UNITAR’s Climate Change Programme, will support the activities of five pilot projects, in Cameroon, Burkina Faso, Kenya, Ethiopia and South Africa in 2009, under UNITAR’s umbrella project “Advancing Capacities to support Climate Change Adaptation” (ACCCA). These projects aim to bring together both the scientific community and stakeholders, in order for them to jointly implement climate change adaptation projects that address environmental changes and promote sustainable development.

Il Website: http://www.acccaproject.org/accca/?q=node/1


UNCCD EXECUTIVE SECRETARY URGES AFRICA TO “GET ON THE BALI ROADMAP”

November 2008: Luc Gnacadja, Executive Secretary of the UN Convention to Combat Desertification (UNCCD) addressed the African Conference of Ministers in Charge of Environment on Climate Change for Post-2012, and underscored the urgency of incorporating land and soil into the climate change dialogue.

The 19-20 November 2008 meeting is taking place in Algiers, Algeria, and is addressing issues related to, inter alia: the Bali Action Plan; the meaning and scope of the concepts of “comparable efforts” and “shared vision” for developing countries; and the concepts of measurable, verifiable and reportable for developed and developing countries. Executive Secretary Gnacadja emphasized that “The Bali Plan of Action explicitly provides ‘to take into account the future needs of African countries affected by desertification, drought and floods’,” and said that Africa must mobilize to create tools and platforms to take on the challenge. He called attention to the potential of carbon sequestration to mitigate greenhouse gas emissions, and emphasized its role in simultaneously addressing other global issues such as biodiversity conservation, food security and poverty alleviation. He added that, “with the science and technology now available, agreeing on measurable reportable and verifiable concepts to sequester carbon into soils is possible, doable, and should therefore not be delayed.”

 

 

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AGRICOLTURA DEMOCRATICA O DITTATORIALE?

AGRICOLTURA DEMOCRATICA O DITTATORIALE?

Su quali basi fisiologiche e filosofiche dovrà basarsi il modello di sviluppo agricolo e zootecnico mondiale del XXI secolo?

 

L’evoluzione storica delle forme di governo che i vari popoli della Terra si sono voluti dare mostra nell’ultimo scorcio del XX secolo una tendenza accentuata al desiderio di realizzare forme sempre più perfette di democrazia.

L’uomo, animale sociale, ha sperimentato nel corso della sua non lunghissima storia, varie forme di aggregazione funzionali ad una migliore organizzazione sociale e al conseguimento di un sempre maggiore adattamento alle condizioni culturali ed ambientali, non scevre però dalla percezione delle inevitabili restrizioni alla propria libertà personale.

L’anelito a liberarsi dal giogo di organizzazioni sociali rigidamente dettate dall’autorità derivante dall’età o dalla ortodossia religiosa oppure di sistemi statuali fondati sulla podestà di un feudatario e dei suoi vari subalterni, sull’assolutismo di un monarca o di un dittatore, su una burocrazia più o meno efficiente e corruttibile, sul potere dell’uomo sull’uomo o su quello del denaro sull’uomo.

Sempre di più il sistema internazionale fondato sull’autorità centrale di uno Stato sovrano è minato dalle richieste di autonomia delle singole regioni che lo compongono o dalla necessità di costituire delle comunità di Stati per affrontare meglio, grazie ai benefici delle “economie di scala”, le sfide della globalizzazione dei mercati.

L’accesso al sistema internazionale dei prestiti e degli accordi commerciali richiede sempre di più il rispetto di determinati standard qualitativi a livello politico, primo fra tutti il rispetto dei diritti umani.

La recente celebrazione del Cinquantenario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ha infatti quasi inaspettatamente riacceso a livello mondiale l’attenzione sul rispetto di principi etici anche nel bel mezzo del trionfo del capitalismo e del liberismo economico.

Ci si aspetterebbe, in un siffatto momento storico, che le drammatiche esperienze storiche maturate nell’arco dell’ultimo secolo appena conclusosi - caratterizzate, tra l’altro, da due conflitti bellici mondiali che hanno visto la nascita, il fulgore e poi il declino di fascismo, nazismo e comunismo - avessero portato l’umanità ad aborrire ovunque sistemi di pensiero e di potere fondati sul razzismo e sulla violenza.

Ma si sà, laddove questi sistemi siano funzionali al sistema economico, possono essere mantenuti, (come accade con la tratta degli schiavi, con il lavoro minorile, con la discriminazione delle donne, per fare solo alcuni esempi): anzi, in alcuni casi, è proprio il mondo scientifico a dare valenza e credito al perpetrarsi di antichi incubi nati dal “sonno della ragione”.

 

Il perpretarsi del “mito della razza” in agricoltura

Ciò che Hitler ed i suoi seguaci non sono riusciti a realizzare continua ad essere il sogno di molti genetisti moderni. Anzi la disponibilità delle sofisticate tecniche dell’ingegneria genetica apre la strada non solo alla creatività più folle nella ricombinazione di sequenze geniche tra specie assai diverse tra loro ma dà loro gli strumenti per sognare di creare quelle razze superiori capaci di essere invulnerabili all’assalto di ogni parassita, di elevarsi a dominatrici di ogni altra specie inferiore, un pò come ha fatto l’uomo nei confronti delle altre componenti della biosfera.

Così, di fatto è avvenuto, fin dagli albori dell’agricoltura: l’uomo ha addomesticato e selezionato alcune specie vegetali che erano funzionali meglio di altre a soddisfare le sue esigenze di alimentarsi, curarsi, vestirsi, scaldarsi, proteggersi dalle intemperie e così via.

Nel corso della storia del genere umano si calcola che siano state utilizzate dalle 40.000 alle 100.000 specie di piante diverse per trarne cibo, fibre e per altri scopi industriali, medicinali e culturali: di queste, allo stato attuale, se ne coltivano circa 6000 a livello mondiale.

In effetti, però, negli ultimi 5 secoli con lo sviluppo dei traffici internazionali, solo una trentina di esse è stata ampiamente diffusa e commercializzata (Eyzaguirre, Padulosi, Hodgkin, 1997). Da sole 10 piante coltivate forniscono il 75% dei prodotti alimentari più consumati della Terra: soia, canna da zucchero, patata, patata dolce, igname, miglio, grano, riso e mais.

In particolare oltre la metà delle necessità caloriche e proteiche del genere umano viene oggi soddisfatto solo da tre cereali (frumento, riso e mais) il che dovrebbe sollevare comprensibili preoccupazioni.

Non è necessario essere un premio Nobel per capire che basare il proprio modello di sviluppo sull’uniformità mette a repentaglio la stabilità e la sopravvivenza stessa di qualsiasi sistema (biologico, economico, energetico) allorquando una crisi negli approvvigionamenti impedisca la regolare distribuzione della materia prima (grano, denaro oppure petrolio, per fare degli esempi) alla base delle necessità del sistema (Worldwatch Institute, 2000).

Anche considerando che questa progressiva selezione e specializzazione produttiva sia stata funzionale all’approvvigionamento e all’esplosione demografica umana registratasi negli ultimi 250 anni, allo stato attuale occorre salvaguardare ciò che resta del patrimonio culturale e colturale fin qui trascurato o volutamente scartato in funzione di parametri di valutazione che, come la Storia ci insegna, possono variare nello spazio e nel tempo (e la Storia della Scienza non è esente da clamorosi casi di condanna, di “scomunica” e di tardive riabilitazioni o, al contrario, di iniziale esaltazione di scoperte ed invenzioni poi rivelatesi false o, peggio, foriere di pericolose conseguenze).

 

Il diktat autoritario delle biotecnologie

Uno degli elementi caratterizzanti della propaganda in atto per la diffusione delle tecniche di ingegneria genetica in agricoltura è la presunta mancanza di alternative valide al sistema attuale che, evidentemente, non va bene e quindi deve essere cambiato.

Paradossalmente le multinazionali fautrici dell’odierno boom delle agrobiotecnologie sono le stesse società che hanno orientato lo sviluppo di tipo “bellico-chimico” dell’agricoltura del secondo dopoguerra, da cui sono derivate le conseguenze negative (sviluppo di nuove resistenze ai presidi chimici da parte di erbe infestanti e parassiti delle colture; ) che ora le biotecnologie dovrebbero risolvere.

Grazie al loro potere economico l’impero biotecnologico conquista Università e ricercatori in ogni parte del globo, assetati di fondi per le loro ricerche, corrompe politici, funzionari pubblici ed opinion leaders, orchestra i mezzi di informazione omologati al sistema economico trionfante della new economy, creando aspettative di guadagno facile che alzano altrettanto virtualmente il valore delle azioni di quelle stesse società.

Non è cambiata la mentalità militaresca di essere di fronte ad un nemico (la Natura e le sue varie manifestazioni ostili – erbe infestanti, insetti, funghi parassiti, ecc.) che va battuto, possibilmente distrutto, preferibilmente annientato per sempre. Per ottenere questo obiettivo ogni mezzo è stato finora lecito: guerra chimica, biologica, nucleare, sterilizzazione di massa, irradiazioni…

La diversità biologica è vista come elemento di disturbo alla monocoltura e ogni altro sistema produttivo alternativo che non sia conforme al modello dominante viene considerato pericoloso, sovversivo, antitetico.

Le alternative ci sono, ma non sono prese in considerazione: farlo richiederebbe un diverso contesto, caratterizzato dalla diversità (vedi Riquadro). Passare alla diversità come modo di pensare e come contesto in cui agire, libera una molteplicità di scelte.” (V. Shiva, 1995)

 

I moderni lager e gulag della zootecnia industriale

Mucca pazza” (Julienne et al., 2000) e “polli alla diossina” (Bernard et al., 1999) hanno soltanto socchiuso appena la porta di “stalle” che sono in molti a voler tenere chiuse, per interesse, ignoranza o ipocrisia.

Gli allevamenti inquinano pesantemente il nostro territorio, intossicano con i loro prodotti il nostro fisico, ma quello che maggiormente minano è la nostra sensibilità, abituando la nostra coscienza a tollerare e a legittimare la tortura” (R. Marchesini, 1996).

Il sistema pianificatorio della grande produzione industriale di carne fondamentalmente usa gli animali come fosse materia prima “inanimata”: ciò che essi producono, o meglio la loro carne, cioè loro stessi, entrerà poi , con la nostra alimentazione, in noi, costruendo noi stessi, la nostra carne.

Fosse solo per questa egoistica considerazione, dovremmo loro più attenzione, se non più cure e maggior riconoscenza.

La standardizzazione che regna nel sistema produttivo zootecnico ha raggiunto livelli tali da dover parlare, eufemisticamente, di “maltrattamento genetico”: la superspecializazione produttiva ha portato a garantire la discendenza ai soli individui identificantisi con il “modello”campione, riducendo così in maniera drammatica il patrimonio di diversità presente non solo a livello di specie ma di razza e oggi, con la clonazione, si riuscirà ad eliminare anche il margine di diversità genetica tra genitori e figli!

Al maltrattamento genetico si accompagna quello etologico dovuto ai sistemi di stabulazione: le varie forme di comunicazione relazionale (visiva, olfattiva, vocale, di postura, ecc.) sono fondamentalmente negate o fortemente limitate tanto da indurre gravi deprivazioni nello sviluppo comportamentale degli animali. Alcune tecniche di stalla poi portano a vere e proprie aberrazioni produttive (di cui sono vittime oche e pecore, vitelli e conigli, galline e suini, cavalli e bovini) del tutto antifisiologiche e degne di un manuale di tortura del Medioevo (Fracanzani, 1988)!

Le manipolazioni alimentari dei mangimi usati in zootecnia e l’uso ed abuso dei farmaci - chiamati ad arginare tutte le malattie (principalmente dismetaboliche e di origine iatrogenica, quindi provocate volutamente dall’uomo per aumentare la produzione) causate dalle prassi zootecniche - completano un quadro degno di finire in un Tribunale di Norimberga dei diritti “non umani” violati in tutti i paesi del mondo.

Se gli allevamenti industriali, a detta di molti esperti, possono rappresentare dei veri e propri “impianti a rilevante rischio biologico” in quanto potenzialmente fonte di diffusione di malattie epidemiche altamente pericolose e se ciò che producono (carne, latte, uova, ecc) è il frutto della manipolazione antibiotica, ormonica e chimico-farmacologica di animali resi così dei veri e propri “tossicodipendenti”, viene da chiedersi su quali basi biologiche possiamo fondare il nostro sviluppo culturale e quale modello di “qualità della vita” aspiriamo a realizzare per il XXI secolo...

 

Conclusioni

Conoscere ciò che c’è dietro la produzione dei cibi di cui ci riforniamo negli ipermercati delle nostre città, oltre che farci scoprire o riscoprire il connubbio tra tradizioni antiche e tecnologie moderne, dovrebbe farci analizzare e riflettere su come quegli alimenti vengono prodotti, sulla condizione sociale e di vita di chi li produce, sul perchè preferiamo certi cibi e non altri, magari più salutari, se ciò che scegliamo è frutto davvero di una nostra determinazione o piuttosto dall’imbonimento pubblicitario a cui siamo sottoposti quotidianamente.

Studiando la fisiologia della natura e dell’uomo potremo trovare una risposta giusta a tutte queste domande che molti, potrebbero trovare “più grandi di loro.

Mi rivolgo soprattutto ai giovani, sempre meno propensi a porsi interrogativi per pigrizia o per l’ansia di non saper trovare poi le risposte a tutto.

Ma il dubbio della ragione, i valori espressi nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e l’osservazione del mondo naturale ci sembrano gli indispensabili parametri di valutazione per ragionare su quale modello di sviluppo socio-politico-economico vogliamo realizzare negli anni a venire.

Dal momento che la globalizzazione avanza e, come dice il termine stesso, coinvolgerà tutti gli esseri umani del pianeta, facciamo in modo che essa sia davvero espressione saggia del “meglio” da noi raggiunto nei vari campi del sapere e non del peggio di quei condizionamenti istintivi che ancora non riusciamo a superare.

 

Bibliografia

A. Bernard et al. (1999): Food contamination by PCBs and dioxins. Nature, 16 Sept.

P.B. Eyzaguirre, S. Padulosi, T. Hodgkin (1997): IPGRI’s strategy for neglected and underutilized species and the human dimension of agrobiodiversity.

C.L. Fracanzani (1988): Oca ed anatra per la produzione del fegato grasso. L’Informatore Agrario, n. 17

M. Julienne et al. (2000): Tutti a tavola. Ogm, mucca pazza: c’è un modo per sapere cosa mangiamo?, Internazionale, n. 344

R. Marchesini (1996): Oltre il muro: la vera storia di mucca pazza, Muzzio Biblioteca

V. Shiva (1995): Monocolture della mente – Biodiversità, biotecnologia e agricoltura “scientifica”, Bollati Boringhieri.

Worldwatch Institute (2000): State of the World 2000 - Stato del pianeta e sostenibilità. Rapporto annuale. Edizioni Ambiente

 

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Riquadro

BIODIVERSITA’, CIBO E SVILUPPO SOSTENIBILE

 

Queste tematiche sono state al centro del Terzo Corso Internazionale di Agroecologia tenutosi a Villa Capitini (Perugia), sede del Centro Studi Politiche Ambientali “Luigi Bazzucchi” della Provincia di Perugia, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero dell’Ambiente.

Il corso, svoltosi dal 12 al 21 giugno, ha ospitato come docenti alcuni tra i maggiori scienziati mondiali nel campo dell’agroecologia che, nell’arco dei 9 giorni del fittissimo programma di lezioni e seminari - completati da visite guidate in aziende che applicano da tempo i principi dell’agroecologia e da una tavola rotonda finale dedicata a: “Ruolo dei mass media e del dibattito scientifico-divulgativo su biotecnologie, organismi transgenici, tradizione alimentare e agricoltura biologica” - hanno dato modo ai partecipanti di conoscere e approfondire le opportunità offerte da un approccio agroecologico ai problemi dell’agricoltura contemporanea. L’agroecologia è la disciplina scientifica che definisce, classifica e studi i sistemi agricoli da una prospettiva ecologica e socioeconomica

Organizzatore e “anima” dell’iniziativa è stato Giuseppe Altieri, agronomo, che con il suo entusiamo e la conoscenza delle problematiche agroecologiche che gli deriva dalla sua esperienza professionale - congiuntamente alla collaborazione di tutto lo staff della “Agernova International” - ha sovrinteso al buon esito del corso, di cui ha curato, insieme con il prof. Maurizio G. Paoletti dell’Università di Padova, il coordinamento scientifico didattico.

Ha aperto i lavori il prof. David Pimentel (Università di Cornell Ithaca, USA) che nei suoi seminari ha trattato i problemi globali posti dal difficile equilibrio tra popolazione, cibo e management delle risorse naturali. In particolare, atrraverso un analisi tecnico-economica e socio-ecologica ha evidenziato la crisi dell’attuale modello agricolo industriale, presentando numerosi modelli e casi concreti di sviluppo agricolo sostenibile realizzati in varie parti del mondo. Proprio gli elementi di valutazione economica ed ambientale della biodiversità presentati nel corso delle sue lezioni consentono di valutare appieno la validità del sistema produttivo basato sull’agroecologia nel porsi come alternativa concreta al modello omologante standardizzato di agricoltura funzionale alle necessità della globalizzazione sempre più imperante a livello mondiale.

Il prof. Paoletti ha magistralmente evidenziato quanto ancora poco si conosca, valuti e apprezzi tutte le potenzialità della biodiversità: specie vegetali e animali possono rappresentare delle vere e proprie risorse di riferimento (ad esempio, come bioindicatori della sostenibilità di un agroecosistema) se opportunamente studiate e strategicamente impiegate a beneficio di una qualità della vita eticamente “globalizzata”.

La scoperta dell’etnobotanica e delle conoscenze indigene (prof. Pablo Eyzaguirre - IPGRI-CGIAR) di molti popoli “primitivi” (messe in pericolo dall’impatto dell’uomo “civilizzato”) ha trovato nel corso dei vari interventi inattese assonanze con la riscoperta delle tradizioni legate al cibo e alla memoria dei saperi e dei sapori mediterranei (prof. Graziella Picchi) cui è necessario dedicare serie forme di conservazione su base scientifica (prof. Fabio Veronesi e prof. Valeria Negri - Università di Perugia).

Persino dalla matematica possono arrivare insoliti strumenti di tutela della biodiversità: gli interventi sui modelli rappresentativi del destino ambientale dei pesticidi (prof. Costantino Vischetti del CNR) e i modelli di analisi economica-ecologica applicati all’agroecologia (prof. Gianni Pastore, Università di Roma) hanno sollecitato interesse e discussione.

Se la biodiversità ha acquisito dopo la Conferenza mondiale di Rio de Janeiro (1992) tutela giuridica in una apposita Convenzione, brevetti sulla vita e pirateria genetica ne minacciano costantemente la protezione così come le possibilità offerte dalla nuova politica agroambientale europea spesso non vengono colte appieno nel nostro paese, peraltro particolarmente vocato per ricchezza di tradizioni e di ecosistemi ad uno sviluppo agroecologico del suo territorio.

Proprio dalla ricchezza di specie della nostra flora e della nostra fauna possono venire inaspettati aiuti ad uno dei principali problemi dell’agricoltura moderna, quello della difesa delle colture (prof. Joop van Lenteren - Università di Wageningen, Olanda). Su questo tema interessanti esempi teorici e pratici di controllo biologico delle avversità negli agroecosistemi sono stati presentati dalla prof. Clara Nicholls (Università di Davis, California) che ha anche illustrato le potenzialità agroecologiche della cosiddeta “agricoltura urbana”.

Il prof. Miguel Angel Altieri dell’Università di Berkeley attraverso esempi concreti di esercizio delle pratiche di agroecologia tradizionale nell’America centro-meridionale supportate dalle sperimentazioni condotte in molte università americane sugli indicatori di sotenibilità agroecologica ha esposto quelle che dovrebbero essere le linee guida per la conversione degli agroecosistemi convenzionali. La trasformazione dell’agricoltura non è però solo un problema tecnico ma anche e soprattutto culturale e di più generale sviluppo rurale: così è anche per le coltivazioni transgeniche, di cui non si valuta mai abbastanza l’impatto sociale oltre che agroecologico.

A queste tematiche è stata dedicata l’ultima giornata del corso che ha visto gli interventi dell’on. Gianni Tamino, professore all’Università di Padova e membro della Commissione Interministeriale sulle Biotecnologie, del prof. Miguel Altieri, del prof. Walter Ganapini, Presidente dell’A.N.P.A. - Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale, del prof. Fabio Veronesi dell’Università di Perugia, di Mons. Carlo Rocchetta, Consigliere ecclesiastico della Coldiretti, del dott. Fabio Manzione, Direttore del Dip.to di Ecologia del C.E.U., e le conclusioni del prof. Giuseppe Altieri.

 

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Box

AGRICOLTURA BIOLOGICA

Guida multimediale ai metodi di produzione biologica

Edizioni Bio Ager Service (Via Tuderte, 52 - 05036 Narni Scalo Tel./Fax 0744751089) - Lit. 200.000

Configurazione minima: Pentium 133, 16 Mb Ram, lettore CD-Rom 24x, Scheda audio, Sistema operativo Windows 95 o superiori, Scheda grafica 640x480

Questa guida multimediale - progettata e realizzata da un gruppo di agronomi con alle spalle una vasta attività professionale - rappresenta una “summa” non solo teorica ma eminentemente pratica di questo settore della produzione agricola.

La cultura tecnica che sottende a quest’impostazione produttiva (che incontra sempre più successo presso i consumatori per le garanzie che offre sotto il profilo nutritivo e della sicurezza alimentare) intende applicare nel grande solco della tradizione agrotecnica ispirata ai principi di fisiologia degli ecosistemi i più moderni ritrovati scientifici delle numerose branche delle scienze agrarie.

In questo senso lo strumento multimediale facilità la possibilità di cogliere tutti i collegamenti e di stimolare le sinergie conoscitive sempre molto importanti quando si ha a che fare con la complessità dei sistemi biologici.

L’opera è composta da 14 sezioni tematiche (da cui è possibile accedere, tramite una “biblioteca tecnica”, ad abstract di articoli e pubblicazioni tecniche sul tema prescelto) cui si aggiunge una di bibliografia ed un glossario con oltre 500 voci che consentono una ricerca per argomenti.

Nasce così uno strumento al tempo stesso utile nella didattica e nella pratica, indirizzato ad insegnanti, studenti, tecnici, imprenditori e a tutti coloro che sono chiamati, prima di esprimere pareri tecnici, legislativi o politici, a documentarsi sulla complessità degli agroecosistemi e sull’importanza di gestirli con scienza e coscienza.

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