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Il prezzo delle arance aumenta del 474% dal campo alla tavola

AGRICOLTURA

Le arance sono pagate in media 27 centesimi al chilo nelle campagne, in calo rispetto allo scorso anno e al di sotto dei costi di produzione, ma il prezzo moltiplica fino a 1,55 euro al chilo sul banco dei consumatori con ricarichi del 474% dal campo alla tavola.

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti, in occasione dei fatti di Rosarno, dalla quale si evidenzia peraltro che la situazione è ancora più grave per le arance destinate alla produzione di succo che vengono pagate appena 3-4 centesimi al chilo anche perché manca l'obbligo di indicare l'origine nel succo nelle bevande e viene «spacciato» come made in Italy quello importato dal Brasile o dalla Florida.(...)

L'articolo:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2010/01/rosarno-prezzo-arance.shtml?uuid=16d13434-fdf4-11de-bea9-a0b0e63b1e74&DocRulesView=Libero

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Agricoltura e lavoro irregolare

(...) Secondo il rapporto Inea del 2009, nel periodo 1989-2007, c'è stato un incremento di più del 700% dei cittadini extracomunitari utilizzati nell'agricoltura nazionale, passati dalle 23.000 persone del 1989 alle circa 172.000 del 2007. Un rapporto del 2008 di Medici Senza Frontiere, dall'emblematico titolo «Una stagione all'inferno», aveva lanciato un preoccupante allarme sul drammatico sfruttamento degli immigrati nell'agricoltura italiana, segnalando paghe da fame e orari massacranti per tutti e lavoro in nero per la gran parte. Msf aveva intervistato da luglio a novembre del 2007 circa 600 immigrati (il 72% senza regolare permesso di soggiorno) impegnati nella raccolta di prodotti agricoli come pomodori, kiwi, uva, meloni, agrumi. Furono otto i centri sottoposti all'indagine (Piana del Sele; provincia di Latina e di Foggia; Metaponto; Valle del Belice; Palazzo San Gervasio; Piana di Gioia Tauro) e questi furono i principali risultati: il 90% del campione non possedeva alcun contratto di lavoro; ogni giorno (in media il lavoro era per meno di 4 giorni la settimana) l'orario era di 8/10 ore; la metà degli intervistati guadagnava tra i 26 e i 40 euro, mentre poco più di un terzo 25 euro o meno; il 37% dichiarava che dalla paga giornaliera venivano sottratti dai 3 ai 5 euro per i caporali.

Secondo l'Istat («La misura dell'economia sommersa secondo le statistiche ufficiali. Anni 2000-2006») nel 2006, nell'ipotesi massima, il valore aggiunto sommerso nel settore agricolo è stato pari al 31,4% del valore aggiunto totale della branca (8.538 milioni di euro), nel settore industriale il 10,4% (42.022 milioni di euro) e nel terziario il 20,9% (199.414 milioni di euro). Come vediamo è proprio l'agricoltura ad avere il triste primato del settore in cui l'economia sommersa incide di più. Nel 2007, sempre secondo l'Istat («Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo, edizione 2010»), il settore agricolo aveva anche la percentuale d'incidenza più alta del lavoro irregolare sul totale delle unità lavorative (24,2% in agricoltura, 3,8% nell'industria in senso stretto, 9,8% nelle costruzioni e 13,4% nei servizi). Il Mezzogiorno era in cima alla classifica con il 25,3% (Centro 23,1%, Nord-Est 22,9% e Nord-Ovet 23,4% ), mentre su base regionale il primato spettava alla Calabria (27,3%).

Insomma, in agricoltura, soprattutto negli ultimi anni, c'è stato un ricorso massiccio allo sfruttamento della manodopera straniera; nel settore, inoltre, un lavoratore su quattro in media è irregolare ed il valore aggiunto del sommerso è quasi 1/3 del totale della branca. Inoltre, già due anni fa, la Coldiretti aveva denunciato che racket, pizzo e altri fenomeni malavitosi comportavano danni alle campagne italiane per 7,5 miliardi di euro (10 miliardi secondo la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori) e spingevano in alto i prezzi degli alimenti; la stessa associazione di categoria aveva anche affermato che «la criminalità, sia italiana che straniera, controlla in modo pesante la manodopera, specie in nero, offerta soprattutto da immigrati, con rilevanti ripercussioni sotto il profilo del rispetto dei diritti umani e della salute, della violazione delle norme sull'immigrazione, dell'evasione contributiva, con riflessi anche dal punto di vista della concorrenza sleale che ne deriva nei confronti delle imprese che rispettano le leggi».

Tutti questi dati ci dicono che lo stato di salute della nostra agricoltura non è certo dei migliori. L'intervento dello Stato non può che essere salutato in maniera positiva ma è pur vero che anche gli operatori del settore dovranno fare la loro parte. Se c'è un lavoratore irregolare vuol dire che, almeno in quel caso di specie, non c'è stata un'azione di controllo da parte delle istituzioni ma anche che c'è almeno un datore di lavoro che non ha rispettato la legge e che nessuna associazione a tutela dei lavoratori si è accorta o ha segnalato alle autorità competenti quel problema (e sarebbe grave se l'avesse fatto senza ricevere alcuna risposta).

(tratto da: http://antoniomaglietta.blogspot.com/)

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Da: "Sfruttamento di nuda vita" di Alfonso Pascale

(...) Nei primi anni Venti e alla fine degli anni Quaranta, gli agricoltori aggredivano di persona o facevano massacrare braccianti e contadini senza terra spinti dal timore di perdere i propri possedimenti. Tornando dal fronte affamati di un pezzo di terra dove ricominciare una vita degna di essere vissuta, i cafoni costituivano agli occhi di tanti proprietari terrieri, o di massari e fittavoli che si ingegnavano a diventarlo, una minaccia ineluttabile per la sicurezza dei loro beni. E le frequenti occupazioni di terre di proprietà privata, spesso condotte in forme spontanee e anarcoidi fuori dal controllo dei partiti di sinistra e dei sindacati, venivano percepite come prepotenze ingiustificate e finivano per alimentare odio e rancore.
Si sono così ulteriormente forgiate relazioni sociali che si manifestano solo con la violenza e l’aggressività specie nei periodi in cui le insicurezze si allargano a macchia d’olio.
Forse non è la miseria il principale retaggio del passato, ma la disumanità delle relazioni e la bestialità della sopraffazione. E’ la violenza quando non riesce ad essere contenuta da comportamenti improntati ai valori della reciprocità e della gratuità, che pure affondano le proprie radici nel mondo rurale. (...)

L'articolo:

http://www.teatronaturale.it/articolo/8300.html

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"La ribellione di Rosarno e le tensioni della società italiana"

Il seguente articolo, della giornalista Frederika Randall, è un esempio di come è stata vista all’estero la ribellione di Rosarno, e di come vengono percepite nel resto del mondo le tensioni legate all’immigrazione nel nostro paese, e connesse in generale alla crisi che sta attraversando la società italiana.

L'articolo:

http://www.medarabnews.com/2010/03/14/ribellione-di-rosarno/

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