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Le notizie dell'Agenzia Fides

  • ASIA/COREA DEL SUD - Le Statistiche della Chiesa cattolica in Corea: i fedeli all'11,3% della popolazione
    Seoul - Il numero di cattolici battezzati nella Chiesa cattolica in Corea, secondo dati al 31 dicembre 2023, è di 5.970.675, ovvero 0,3% in più rispetto rispetto al 2022. Va notato che il tasso di crescita dei credenti ha registrato un rallentamento nel tempo della pandemia e ora la Chiesa registra una ripresa. Il rapporto tra cattolici e popolazione totale resta all’11,3%, per il terzo anno consecutivo. Sono dati diffusi dal rapporto titolato "Statistiche della Chiesa cattolica coreana 2023", pubblicato dalla Conferenza episcopale della Corea del Sud. Le Statistiche - pubblicate ogni anno dopo un'indagine tra le 16 diocesi, gli ordini religiosi e le organizzazioni ecclesiali in tutto il paese - danno il termometro e le tendenze della vita di fede nella penisola.
    Secondo un'analisi globale, si osserva una ripresa della pratica di fede nella comunità cattolica in Corea, anche se la situazione ancora risente delle conseguenze a lungo termine lasciate dalla pandemia. Nel 2023 il numero dei nuovi battezzati nelle chiese coreane è stato di 51.307 unità, con un incremento del 24% rispetto all’anno precedente. I battesimi si dividono in tre tipologie: neonati , gli adulti e moribondi .
    Il tasso di partecipazione alla messa domenicale è in lenta ripresa, rileva il rapporto. La presenza dei fedeli alla messa domenicale - un indicatore ritenuto significativo - è stata, secondo una media annua, del 13,5%, con un aumento dell' 1,7% rispetto al 2022. Nel 2019, prima dell’inizio della pandemia, si attestava al 18,3% e dunque, nonostante la ripresa, non ancora si è tornati ai livelli pre-pandemia.
    Tra i punti preoccupanti, si nota il calo nel numero di sacerdoti, seminaristi e religiosi: sono in totale di 5.721 gli esponenti del clero in Corea, inclusi 2 Cardinali, 40 Vescovi e 5.679 sacerdoti. Il numero dei nuovi sacerdoti, che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine nel 2023, è stato di 75, ovvero 21 unità in meno rispetto al 2022, e non ci sono stati nuovi sacerdoti nelle diocesi di Andong e Jeonju. Vi sono, poi, 175 ordini religiosi nella Chiesa coreana, con 11.473 persone, tra consacrati e consacrate. Il numero dei consacrati maschi è diminuito di 34 unità rispetto allo scorso anno, mentre quello delle suore è diminuito di 69 unità.
    Gli indicatori confermano che il basso tasso di natalità e il fenomeno dell’invecchiamento - problemi presenti e ampiamente discussi nella società coreana - incidono anche sulla Chiesa. I credenti di età inferiore ai 19 anni sono il 6,7% mentre i fedeli di età superiore ai 65 anni sono 26,1% del totale.
    Si nota poi il fenomeno del sovraffollamento nell'area metropolitana, che tocca anche la composizione delle comunità cattoliche: il numero dei credenti nelle diocesi dell'area metropolitana è pari al 55,9% del totale dei fedeli coreani.
    Commentando i dati, l'Istituto cattolico coreano di ricerca pastorale ha affermato: "Nel complesso, è chiaro che le attività sacramentali della chiesa sono in una fase di ripresa, ma per i credenti, dopo lo shock causato dalla pandemia, tornare in chiesa è ancora difficile. Questo problema si risolverà col tempo, ma necessita di sforzi attivi da parte delle comunità locali".


  • AMERICA/PANAMA - I Vescovi di Panama invitano al voto responsabile. Dalle comunità cattoliche 4mila "osservatori elettorali"
    Città di Panama - In un contesto politico e sociale caratterizzato da sfide e opportunità, la Conferenza Episcopale di Panama ha lanciato un appello urgente ai cittadini affinché esercitino un voto consapevole e responsabile nelle prossime elezioni generali che si terranno il 5 maggio.
    In un comunicato diffuso il 28 aprile, i vescovi sottolineano l'importanza di eleggere leader che si impegnino per la coerenza, la trasparenza, l'onestà e l'efficienza nell'esercizio delle loro funzioni, contribuendo così a rafforzare la tenuta democratica delle istituzioni del Paese
    "Il voto responsabile è fondamentale per la ricostruzione sociale, la pace e la moralità a Panama", affermano i vescovi, sottolineando il loro impegno ad accompagnare i cittadini in questo processo. Inoltre, annunciano che quasi 4.000 osservatori elettorali della Chiesa cattolica saranno dispiegati per monitorare il processo elettorale del 5 maggio, con l'obiettivo di garantire la trasparenza e l'integrità del voto.
    Nel loro appello alla partecipazione dei cittadini, i vescovi sottolineano l'importanza che questi esercitino il loro diritto di voto in modo pacifico e consapevole. "Non possiamo permettere che pochi definiscano il destino di molti", affermano, esortando a evitare la polarizzazione e a lavorare per l'unità e la fratellanza tra i panamensi. Inoltre, rivolgono un appello speciale ai cattolici affinché assumano "il loro sacro dovere di votare", ricordando che non si tratta solo di essere buoni cristiani, ma anche buoni cittadini.
    Infine, la Chiesa cattolica ha indetto una Giornata di preghiera e digiuno per le elezioni a Panama, che si terrà il 2 maggio in tutte le parrocchie del Paese. "Invochiamo lo Spirito Santo perché ci renda capaci di iniziare il cammino dell'onestà e dell'etica, eleggendo i migliori per governarci e per guidarci a costruire il Panama che tutti meritiamo e sogniamo".

    Da parte sua, l'arcivescovo di Panama, José Domingo Ulloa Mendieta, aveva già lanciato un fervido appello domenica 31 marzo durante la solenne Eucaristia della Resurrezione nella Basilica Cattedrale di Santa María la Antigua. Nel suo messaggio, aveva esortato tutti i cittadini a "svolgere un ruolo attivo" nelle prossime elezioni generali del 5 maggio 2024, sottolineando l'importanza di rafforzare la democrazia e le istituzioni del Paese.
    Per quanto riguarda i candidati, l'arcivescovo li aveva esortati a "essere pronti ad accettare la volontà del popolo" e a lavorare insieme per il bene di Panama, mettendo da parte le differenze politiche per un obiettivo comune.



  • AFRICA/SUDAFRICA - Assassinato padre Paul Tatu, religioso stimmatino del Lesotho
    Pretoria - Padre Paul Tatu, religioso stimmatino , della Provincia Most Holy Redeemer, è stato assassinato a Pretoria lo scorso 27 aprile.
    “Siamo stati informati in modo impreciso. Non sappiamo ancora bene la dinamica dei fatti. Padre Paul si è trovato ad assistere casualmente ad un femminicidio" racconta all’Agenzia Fides padre Gianni Piccolboni, 76 anni, missionario stimmatino, in Sudafrica per oltre 30 anni, tra i tanti ruoli ricoperti all’interno della Congregazione anche quello di Superiore Provinciale. "L'assassino" aggiunge padre Gianni "avrebbe obbligato il nostro confratello a salire in macchina, dove gli avrebbero sparato un colpo alla nuca per eliminare la sua testimonianza”.
    Padre Paul, 45 anni, era originario del Lesotho, aveva svolto un servizio presso l'ufficio comunicazioni della Conferenza episcopale e stava ultimando anche corsi di giornalismo presso l'Università. “Preghiamo per lui e per i missionari stimmatini provati da un così grande dolore” conclude padre Piccolboni.

    La Conferenza dei Vescovi cattolici dell'Africa meridionale ha espresso il proprio cordoglio per la "tragica notizia della scomparsa" di padre Paul Tatu. Nella dichiarazione, firmata dal Vescovo Sithembele Sipuka, Presidente della Conferenza episcopale, si ricorda che il religioso stimmatino ucciso aveva "lavorato per diversi anni come responsabile dei media e delle comunicazioni della SACBC con dedizione"- I vescovi cattolici della SACBC sottolineano che l'assassinio di padre Tatu "non è un incidente isolato, ma piuttosto un esempio angosciante del deterioramento della sicurezza e della moralità in Sudafrica".

    La presenza stimmatina in Sud Africa risale al 9 novembre 1960 quando arrivarono i primi Stimmatini: padre Lino Inama, padre Dario Weger, padre Primo Carnovali e fra Giuseppe Modena. Dopo una esperienza di Vice-Provincia durata una ventina d’anni, fu eretta Provincia il 25 settembre 2014. Il suo nome “Most Holy Redeemer” viene dal titolo della chiesa di Mmakau dove nel 1960 i confratelli avevano iniziato il loro lavoro apostolico. Ora la Provincia ha comunità in varie nazioni dell’Africa australe: Sud Africa, Lesotho, Botswana, Malawi e Tanzania.

  • ASIA/EMIRATI ARABI - L'educazione interreligiosa, atto di speranza e "investimento sul futuro"
    di Paolo Martinelli ofmCap*

    Pubblichiamo l'intervento del Vescovo Paolo Martinelli all'incontro "Convening of Champions. Ethics Education to Contribute to Global Citizenship and Build Inclusive and Peaceful Societies. L'incontro,,promosso da Unesco, Consiglio degli Anziani Musulmani, Comitato per la Fratellanza umana e altri organismi, si è tenuto ad Abu Dhabi dal 23 al 25 aprile.


    Abu Dhabi - Recentemente, il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, ha affermato che l'atto educativo è sempre un atto di speranza. Investire nell'educazione delle nuove generazioni significa investire nel futuro. Ogni genitore, infatti, desidera trasmettere ai propri figli non solo il cibo e l'alloggio, ma soprattutto il senso ultimo della vita, i valori etici e spirituali che possono guidare il loro futuro e renderli veri cittadini capaci di affrontare il futuro con coraggio e serenità.
    In questa prospettiva, la dimensione religiosa è parte assolutamente costitutiva dell'esperienza educativa. La religione, infatti, penetra nel cuore dell'esperienza antropologica, poiché riguarda il rapporto di ogni persona con Dio, al fine di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà per una società più umana e fraterna.
    Parlare di educazione interreligiosa introduce un nuovo concetto che sta crescendo nella coscienza dei popoli e delle religioni. A questo proposito, è fondamentale fare riferimento al documento sulla fraternità umana firmato qui ad Abu Dhabi da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Sua Eminenza Dr. Ahmad Al-Tayyeb. Questo documento segna senza dubbio un nuovo capitolo nella storia delle relazioni interreligiose e rappresenta un prezioso strumento per l'educazione interreligiosa.
    Nel più profondo rispetto della diversità, le religioni sono chiamate a un percorso condiviso in cui i credenti di fedi diverse imparano a conoscersi e a rispettarsi, promuovendo insieme valori etici e spirituali per il bene dell'umanità.
    L'educazione interreligiosa implica, innanzitutto, il riconoscimento che ogni essere umano è un essere religioso, creato per essere in relazione con Dio e con gli altri nella ricerca del bene comune. Un'autentica esperienza educativa deve formare al sentimento religioso, cioè al riferimento costitutivo al Dio trascendente, onnipotente, misericordioso e creativo che vuole che tutti i fedeli si trattino come fratelli e sorelle.
    Le scuole pubbliche che il Vicariato Apostolico gestisce negli Emirati Arabi Uniti vogliono diventare un umile contributo a questa educazione interreligiosa che forma le nuove generazioni alla collaborazione e alla solidarietà tra tutti.
    Le religioni hanno il compito comune di ricordare all'umanità la necessità di curare la dimensione religiosa ed etica della vita. Senza Dio, l'essere umano diventa disumano. Come si legge nel documento di Abu Dhabi: "La forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune; a ristabilire la saggezza, la giustizia e la carità e a risvegliare il senso della religiosità tra i giovani, per difendere le nuove generazioni dal dominio del pensiero materialistico, dal pericolo delle politiche dell’avidità del guadagno smodato e dell’indifferenza, basate sulla legge della forza e non sulla forza della legge".
    In conclusione, se ogni autentica esperienza educativa è un atto di speranza e un cammino verso il futuro, l'educazione interreligiosa comunica una speranza ancora più grande per tutta l'umanità: la possibilità di creare una società più fraterna e umana, dove ci sia tolleranza, convivenza, solidarietà e amicizia sociale. Le nuove generazioni chiedono agli adulti di essere testimoni che un mondo di pace è possibile. Rinnoviamo il nostro impegno a sostenere la speranza delle nuove generazioni. Che Dio Onnipotente benedica i nostri sforzi per un'educazione più interreligiosa per un mondo più fraterno.

    * Vicario apostolico dell'Arabia meridionale

  • ASIA/FILIPPINE - Compie 40 anni il movimento islamo-cristiano "Silsilah": un cammino a servizio della pace e della fraternità
    Zamboanga - Sono trascorsi 40 anni dall'inizio di un cammino che è stato a tratti accidentato e doloroso, ma anche punteggiato da gioie: il movimento per il dialogo islamo-cristiano "Silsilah" , nato nel 1984 nel Sud delle Filippine, compie 40 anni e può dire oggi di aver contribuito a diffondere lo spirito della riconciliazione nelle Filippine e in tutto il mondo.
    "Nel corso di 40 anni, Silsilah ha incontrato migliaia di amici musulmani e cristiani soprattutto a Mindanao, ma anche in altre parti delle Filippine e in altre parti del mondo. E' un'esperienza che ha generato frutti e gradualmente è stata apprezzata per il suo valore universale", rimarca all'Agenzia Fides il missionario italiano padre Sebastiano D'Ambra, del Pontificio Istituto Missioni estere , co-fondatore di una realtà che, fin dall'inizio, ha voluto promuovere una condivisione di vita tra cristiani e musulmani.

    La condivisione si è realizzata nel "Villaggio dell'Armonia", luogo alle porte di Zamboanga City dove cristiani e musulmani vivono insieme, condividono momenti di preghiera, spiritualità e di formazione, condividono soprattutto una visione di vita, tesa al dialogo e alla pace.
    "In 40 anni ricordiamo eventi gioiosi e dolorosi, soprattutto non possiamo dimenticare il martirio di padre Salvatore Carzedda, PIME ucciso a Zamboanga City, il 20 maggio 1992. Fu quella l’ora in cui Silsilah con grande determinazione disse: Padayon! , nonostante le minacce di alcuni gruppi radicali", ricorda padre D'Ambra, citando una delle pagine più dolorose, l'uccisione di un suo confratello.
    Per festeggiare il 40° anniversario di un movimento accolto e indicato dalla Chiesa nelle Filippine come un "faro" per i rapporti islamo-cristiani , il 18 maggio 2024 si terrà all'Harmony Village a Zamboanga city un raduno commemorativo che raccoglierà membri del movimento, di studenti, ex allievi, amici e quanti ne condividono lo spirito, con la presenza di autorevoli esponenti cristiani e musulmani e di autorità civili. In quell'occasione si rifletterà sul passato e sul presente di Silsilah, sulla missione di dialogo e pace, mentre "non mancheremo di parlare del futuro: chiederemo ai partecipanti di sognare insieme con noi e rinnoveremo l'impegno per un mondo fatto di buone relazioni all'insegna della pace, della riconciliazione e della fraternità", spiega il missionario.

    La spiritualità proposta da "Silsilah" - che negli anni ha attratto credenti cristiani e musulmani e migliaia di persone che hanno frequentato i seminari di formazione proposti - è la "spiritualità della vita in dialogo" che, si insegna, conduce all'amore. Questa spiritualità predica e accompagna la persona in un percorso di dialogo profondo vissuto in quattro dimensioni: dialogo con Dio; dialogo con se stessi; dialogo con il prossimo; dialogo con la creazione. Da qui sgorgano le "opere di misericordia" che negli anni sono fiorite all'interno del movimento, unendo cristiani e musulmani.



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