Le sette vite della radio
Un’ora e mezza di musica e parole che terminarono per «far riposare le esauste valvole». Passati 87 anni, tre mesi e una manciata di giorni da quel 6 ottobre 1924, le «esauste valvole» della radio italiana — prima Uri, poi Eiar, quindi definitivamente Rai fino alla nascita di una miriade di private e locali — sono ancora lì. A dispetto di nuovi media più luccicanti — in principio la tv, una radio con le immagini; poi Internet, una tv connessa con il mondo — l’attrazione suadente per le onde elettromagnetiche che svolazzano sulle nostre teste e poi escono sotto forma di suoni intelligibili dalle casse dell’auto, da quelle di un pc o da uno smartphone rimane ancora intatta. Allungata per tutti l’età pensionabile, anche quella della radio sembra lontana da venire. L’ultimo Rapporto sulla comunicazione del Censis racconta che l’utenza complessiva della televisione rimane stabile al 97% della popolazione italiana, ma quella della radio si attesta all’80%, ben più su di Internet che arriva «solo» al 53%. (...)
L'articolo:
http://lettura.corriere.it/le-sette-vite-della-radio/
Il 9° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione:
http://www.censis.it/16?resource_100=112567&relational_resource_99=112567&relational_resource_398=112567&resource_field_value_101=Duemila&relational_resource_242=112567&relational_resource_387=112567&relational_resource_414=112567&relational_resource_415=112567&relational_resource_416=112567&relational_resource_417=112567&relational_resource_418=112567
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