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  • Israele chiude il valico di Rafah, nuovi colloqui al Cairo per il cessate il fuoco

    AGI - Le forze israeliane, che hanno preso il controllo da parte palestinese del valico di Rafah, hanno chiuso completamente il passaggio tra Egitto e Gaza, impedendo il varco tanto delle persone che di qualsiasi aiuto umanitario: lo ha detto il portavoce dell'Ufficio di coordinamento umanitario delle Nazioni Unite, Jens Laerke, mentre sono ancora in corso i colloqui al Cairo con l'obiettivo di giungere a un cessate il fuoco. Il Pentagono, da parte sua, ha annunciato il completamento dei lavori per la costruzione di un porto artificiale che servirà a consegnare aiuti alla popolazione palestinese

     

    "Le forze di difesa israeliane ignorano completamente tutti gli avvertimenti su ciò che ciò potrebbe significare per i civili e per le operazioni umanitarie in tutta la Striscia di Gaza", ha denunciato. Fino a ora, la maggior parte della limitata assistenza umanitaria che Israele ha concesso all'enclave palestinese dall'inizio della guerra, lo scorso ottobre, è entrata attraverso il valico di Rafah. Il valico secondario di Kerem Shalom, tra Gaza e Israele, attraverso il quale dallo scorso dicembre entrava un piccolo volume di aiuti umanitari, è stato chiuso di nuovo pochi giorni fa da Israele, sebbene gli Stati Uniti abbiano assicurato che verrà riaperto nelle prossime ore.

     

    "Ciò significa che ora le due arterie principali per portare gli aiuti a Gaza sono sigillate, il che rende questa mattina, quando abbiamo saputo della situazione, una delle più buie dei sette lunghi mesi di questo incubo", ha aggiunto Laerke. Secondo la fonte Onu, le autorità israeliane inoltre non consentono al personale umanitario delle Nazioni Unite vicino al valico di frontiera di coordinare la ripresa dei movimenti umanitari. 

    La situazione a Rafah

    I carri armati di Israele sono entrati a Rafah, nel sud di Gaza, e Idf ha preso il controllo del valico di frontiera con l'Egitto, operazione che, secondo le Nazioni Unite, chiude l'accesso al passaggio umanitario chiave. I video dell'esercito mostrano carri armati israeliani che prendevano "il controllo operativo" del lato palestinese del valico di frontiera, in uno spiegamento che aveva una "portata molto limitata contro obiettivi molto specifici".

     

    Il governo egiziano ha condannato "nei termini più forti" il controllo israeliano sul lato palestinese del valico di frontiera di Rafah, l'unico che non è controllato da Israele e confina con l'Egitto. In una nota, il ministero degli Esteri al Cairo ha definito la mossa una "pericolosa escalation che minaccia la vita di più di un milione di palestinesi che dipendono da questo valico come principale mezzo di sussistenza, come uscita sicura per i feriti e l'ingresso delle cure per i malati e per l'accesso degli aiuti umanitari ai fratelli palestinesi a Gaza".

     

    Il corrispondente di Al Jazeera riferisce che il fuoco dell'artiglieria dell'esercito israeliano ha colpito il quartier generale del governo locale a Rafah, mentre si intensificano gli attacchi nella città meridionale di Gaza.

     

    Il portavoce dell'Ufficio umanitario delle Nazioni Unite, Jens Laerke, ha dichiarato che Israele ha negato l'accesso sia a Rafah che a Kerem Shalom - l'altro principale valico di Gaza per gli aiuti, al confine con Israele - con solo "un giorno di carburante disponibile" all'interno del territorio assediato. Se non si consentisse l'ingresso del carburante, "sarebbe un modo molto efficace per mettere nella tomba l'operazione umanitaria", ha avvertito.
    Ieri sera Hamas ha dichiarato di aver informato l'Egitto e il Qatar della sua "approvazione della loro proposta di cessate il fuoco" nel conflitto, spingendo la folla ad applaudire per le strade di Rafah. L'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che la proposta era "lontana dalle richieste essenziali di Israele", ma il governo avrebbe inviato dei negoziatori per i colloqui "per esaurire il potenziale per arrivare a un accordo".

     

    Nel frattempo, ha aggiunto, "Israele sta continuando l'operazione a Rafah per esercitare una pressione militare su Hamas al fine di far avanzare il rilascio dei nostri ostaggi e gli altri obiettivi della guerra". Il Qatar ha dichiarato che oggi inviera' una delegazione al Cairo per riprendere i negoziati nella "speranza che i colloqui culminino nel raggiungimento di un accordo per un cessate il fuoco immediato e permanente nella Striscia".
    L'allarme internazionale è cresciuto costantemente sulle conseguenze di un'invasione di terra israeliana a Rafah. Il ministero degli Esteri egiziano ha avvertito di "gravi rischi umanitari" per l'oltre un milione di civili che si rifugiano a Rafah e ha esortato Israele a "esercitare la massima moderazione". Ieri in una conversazione con Netanyahu il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ribadito "la sua chiara posizione" contraria a un'invasione della città, ha detto la Casa Bianca.

    Scambi di accuse

    Il medium egiziano 'Al-Qahera News' ha riferito che sono in corso colloqui al Cairo tra delegati di Qatar, Hamas, Egitto e Stati Uniti. La delegazione del Qatar e degli Stati Uniti continuano le loro discussioni con la delegazione egiziana e quella di Hamas", ha riferito il quotidiano citando un "alto funzionario".

     

    I colloqui mirano a raggiungere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza, proposta alla quale Hamas ieri ha risposto positivamente. I rapporti dicono che ci sono ancora dei divari tra le posizioni di Hamas e di Israele.

     

    Un funzionario israeliano coinvolto nei negoziati sulla liberazione degli ostaggi ha criticato Egitto, Qatar e Stati Uniti per la loro condotta nei colloqui, sostenendo che "i mediatori hanno agito pienamente dalla parte di Hamas". Lo scrive la stampa israeliana citando l'emittente pubblica Kan. "Se non ci sarà un cambiamento di approccio da parte dei mediatori e di Hamas, siamo sulla buona strada per un'espansione delle attività militari a Rafah", ha detto il funzionario secondo Kan, aggiungendo che la nuova controproposta di Hamas "è un fallimento per noi".

     

    Il portavoce di Hamas, Osama Hamdan, afferma che l'attacco di Israele al valico di Rafah con l'Egitto è un tentativo di Netanyahu di ostacolare l'accordo e l'attuazione di un cessate il fuoco. "L'attacco delle forze di occupazione al valico di Rafah è un crimine e un'escalation grave e pericolosa contro una struttura civile che è sotto la protezione del diritto internazionale", ha detto Hamdan in una conferenza stampa a Beirut.
    "Invadere e attaccare il valico di Rafah da parte delle forze israeliane con la decisione di Netanyahu è un tentativo di ostacolare l'attuazione dell'accordo per fermare l'attacco contro il nostro popolo. È un tentativo disperato di creare una pseudo-vittoria che possa salvare la faccia a Netanyahu. Questa non sarà mai raggiunta".



  • Harry è a Londra ma non riuscirà a vedere il padre Carlo

    AGI - Harry, il figlio ribelle di re Carlo III, non riuscirà vedere suo padre nella sua 'due giorni' a Londra. La notizia è data dal quotidiano britannico Daily Telegraph, secondo il quale duca di Sussex non incontrerà suo padre a causa della fitta agenda del monarca. Il principe Harry è arrivato a Londra stamane con un volo dagli Stati Uniti, dove vive con la moglie Meghan e i loro due figli piccoli, Archie, che ieri ha compiuto 5 anni, e Lilibet. E sperava di poter vedere il monarca, che attualmente è in cura per un cancro di cui non si conosce la natura.

     

    "In risposta alle numerose domande e alle continue speculazioni sul fatto se il duca si riunirà o meno con suo padre mentre si trova nel Regno Unito questa settimana, sfortunatamente ciò non sarà possibile a causa del fitto programma di Sua Maestà", ha dichiarato un portavoce di Harry. La fonte aggiunge che "il duca ovviamente comprende perfettamente il programma di impegni (del re) e le altre varie priorità e spera di incontrarlo presto".

     

    Harry, che non aveva fatto mistero di voler incontrare il padre, è a Londra per partecipare agli incontri legati agli Invictus Games, i Giochi riservati ai veterani di guerra feriti in combattimento. Domani è atteso a un evento di Ringraziamento per celebrare il decimo anniversario dei Giochi presso la Cattedrale di St Paul a Londra, dove terrà una lettura. Da parte sua, secondo Buckingham Palace, il re ha un programma "intenso" che gli lascerà poco spazio per eventuali incontri con il figlio più giovane; proprio domani peraltro, dopo l'incontro settimanale con il premier Rishi Sunak, parteciperà al primo ricevimento estivo offerto da Buckingham Palace per la stagione, nei giardini del palazzo reale a poche centinaia di metri dal luogo dove sarà Harry. Giovedì ha un impegno pubblico fuori Londra; e sta anche continuando le sue cure contro il cancro, che prevedono regolari appuntamenti in ospedale.

     

    Il principe ha incontrato il padre l'ultima volta lo scorso febbraio a Clarence House, la residenza dove il monarca trascorre la notte quando si trova a Londra e che apparteneva all'epoca a sua nonna, la regina madre. Una volta appurata la notizia del tumore del padre, nel febbraio scorso Harry aveva fatto trapelare che sarebbe stato disposto a riprendere qualcuno dei suoi impegni pubblici, in rappresentanza della Casa Reale, ma la proposta è stata gentilmente declinata dal palazzo. Giovedì, Harry volerà in Nigeria dove si unirà a sua moglie, Meghan, in un viaggio incentrato sui Giochi. 



  • Proteste per Gaza a Cambridge e Oxford, Sunak convoca i dirigenti 

    AGI - Questa settimana decine di giovani hanno dato vita ad accampamenti pro-palestinesi nelle università di Cambridge e Oxford per protestare contro la guerra nella Striscia di Gaza. Secondo i media britannici, circa 40 tende sono state montate fuori dal King's College, uno dei campus dell'Università di Cambridge, con striscioni con la scritta "Divest now", un riferimento alla richiesta di porre fine alle relazioni con le istituzioni che finanziano Israele. Nel frattempo, i manifestanti si sono posizionati all'esterno del Museo di Storia Naturale di Oxford, con bandiere palestinesi drappeggiate sulle tende, in quelli che hanno definito "accampamenti di solidarietà per Gaza".

     

    I responsabili universitari saranno convocati a Downing Street in seguito alla crescente rabbia del governo per la loro incapacità di reprimere le proteste antisemite. Rishi Sunak ha detto al gabinetto che c'è stato un aumento "inaccettabile" dell'antisemitismo nei campus e che i ministri incontreranno i vicerettori per "discutere della necessità che le università siano sicure per i nostri studenti ebrei". Un portavoce del premier ha dichiarato che Sunak si aspetta che i dirigenti universitari adottino "azioni forti" per affrontare le proteste dirompenti a favore dei palestinesi.

     

    Le sezioni di Cambridge e Oxford dell'Unione delle Università e dei Collegi (i centri universitari simili ai campus in Gran Bretagna) hanno espresso il loro sostegno agli accampati in una dichiarazione. "Chiediamo a entrambe le università di agire immediatamente in risposta agli appelli del personale e degli studenti di porre fine agli investimenti e alla collaborazione con aziende o istituzioni accademiche che finanziano e forniscono armi a Israele", hanno dichiarato.

     

    Dalla scorsa settimana, alcune università britanniche hanno allestito diversi campi pro-palestinesi per protestare contro la guerra nella Striscia di Gaza. Il primo di questi è stato allestito alla fine di aprile all'Università di Warwick a Coventry, seguito da Bristol, Sheffield, Manchester, Leeds e Newcastle, secondo gli organizzatori. 



  • Slovacchia: 1.000 allarmi bomba in un solo giorno

    AGI - Oggi le scuole e le istituzioni slovacche, comprese le banche, hanno ricevuto oltre 1.100 minacce di bombe, provocando evacuazioni in tutto il Paese, ha detto la polizia annunciando l'avvio di un'indagine sul terrorismo.
    "L'atto viene indagato come un crimine particolarmente grave di attacco terroristico", ha dichiarato Rastislav Polakovic, vice capo della polizia.

     

    "Le e-mail hanno iniziato ad arrivare alle scuole oggi, dalle 5 o 6 del mattino", ha spiegato Rastislav Polakovic, il vice capo della polizia, sottolineando che si tratta di un "crimine particolarmente grave di attacco terroristico".
    Sulla sua pagina ufficiale di Facebook, la polizia ha dichiarato che sta "lavorando a pieno ritmo, controllando la sicurezza nelle scuole e cercando di identificare" gli autori di questo "attacco", che potrebbero rischiare l'ergastolo. Lucia Forman, portavoce delle autorità della capitale Bratislava, ha dichiarato che solo lei ha registrato minacce di bombe in decine di scuole. "Abbiamo preso tutte le misure necessarie, i bambini sono stati evacuati e la polizia si sta occupando della questione", ha detto.



  • L'Egitto è pronto a respingere i profughi di Rafah

    AGI - L'Egitto si prepara a respingere il flusso di profughi palestinesi da Rafah. L'esercito israeliano, dopo aver intensificato i bombardamenti, ha dato il via all'operazione di terra e l'intelligence egiziana stima che tra i 50 mila e i 250 mila palestinesi possano ammassarsi al confine, nel tentativo di raggiungere il territorio del Sinai egiziano. Una eventualità che il regime del presidente egiziano Abdel Fettah al Sisi è deciso a scongiurare con ogni mezzo possibile: accordi con tribù beduine, ma anche muri, sbarramenti, check point e carri armati. Negli scorsi giorni è stata ufficializzata l'alleanza delle 5 tribù più influenti della provincia egiziana di Rafah; milizie beduine da considerare "una fazione dell'esercito egiziano". A queste ultime le forze di sicurezza governative hanno chiesto la massima collaborazione "nel monitoraggio di qualsiasi infiltrazione da parte di palestinesi" verso i villaggi del centro e del nord del Sinai. In questi mesi di conflitto tra Israele e Hamas la popolazione della parte palestinese di Rafah è passata da 300 mila abitanti a 1,5 milioni. Sfollati finiti in una trappola, la cui via d'uscita più semplice è proprio il valico con l'Egitto. Proprio il governo egiziano ha ribadito più volte il rifiuto ad accogliere sul proprio territorio i profughi palestinesi. Al Sisi ha dichiarato più volte che liberare Gaza dai palestinesi spingendoli verso il Sinai è "un piano del governo israeliano".

     


    Le milizie beduine, comandate dal leader tribale Ibrahim al Organi, operano dal 2015 sul territorio. Dapprima impegnate nel contrasto delle locali fazioni islamiste, questi gruppi paramilitari hanno poi spesso applicato con metodi violenti e arresti arbitrari per consolidare il controllo del governo nell'area. Che l'Egitto non voglia i profughi palestinesi è confermato anche dall'aumento di check point e postazioni militari nell'area egiziana di Rafah. La parte egiziana della città si trova direttamente dall'altro lato del confine, distante 15km dalla città di Sheikh Zuweid e 50 dalla località portuale di al-Arish. 

     

    La popolazione di queste città è composta da membri di tre gruppi tribali (Tarabin, Sawarka e Romaylat) e decine di migliaia di palestinesi giunti dopo il 1948. Già nel 2014 il governo egiziano ha creato una zona cuscinetto di 5 km lungo il confine con la Striscia di Gaza, all'interno del proprio territorio, considerata zona militare. Nel 2021 la zona cuscinetto è stata estesa dal ministero della Difesa egiziano. Un territorio nel quale nuove torri di controllo, diversi carri armati M60, blindati e mezzi tecnologici sono stati ora dispiegati per monitorare ed evitare qualsiasi passaggio illegale di palestinesi. Un nuovo muro di cemento e sbarramenti di ferro sono stati edificati nelle ultime settimane lungo il confine con la Striscia, fino a costituire uno sbarramento lungo 13,5 km che va dalla costa nord di Rafah fino al valico di Kerem Shalom. Un altro muro era sorto, per mano dell'esercito, nei mesi scorsi, a serrare ogni possibilità di passaggio tra la zittà di Sheikh Zuweid e Al Arish. Unico pezzo di terra popolato dell'area è il villaggio di Al Barth, dove è nato lo stesso Al Organi e quindi blindato.

     

    Le forze egiziane e paramilitari beduini sono principalmente dispiegati in quella che il trattato del 1979 siglato tra Egitto e Israele designa come zona C, destinata a essere controllata da forze internazionali di peacekeeping e osservatori da affiancare a ufficiali egiziani. Nonostante le precauzioni che l'Egitto ha preso per evitare un flusso di profughi le cose potrebbero non andare secondo i piani delle autorità egiziane. Storicamente difficile da controllare e poroso per i profughi in fuga, il confine di Rafah potrebbe andare rapidamente fuori controllo con l'intensificarsi degli attacchi israeliani.

     

    Fino al trattato del 1979 Rafah era una città unica, non divisa tra Egitto e Israele come ora ed è importante ricordare che sono tantissimi i palestinesi di Gaza che hanno parenti dall'altro lato del confine. Profughi fuggiti dopo il 1948 e nei decenni successivi, famiglie il cui legame è rimasto forte. Rafah fu spezzata in due e divisa tra Israele ed Egitto proprio nel 1979. Altro fattore è il codice d'onore dei beduini, regole comportamentali non scritte, ma fortemente intrecciate alla cultura locale, che da secoli impongono di ospitare e aiutare persone in difficoltà.



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