Contro il rischio trombosi ridurre l'inquinamento

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«Il legame tra inquinamento e trombosi è ormai assodato e in paesi come gli Stati Uniti sono state prese iniziative concrete per ridurre i livelli di smog. Con ricadute anche sulla mortalità cardiovascolare. In Italia, invece, c'è ancora molto da fare». Lo sottolinea Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all'università di Milano e direttore della Clinica Medica del policlinico di Milano in occasione della sessione inaugurale del 21esimo International Thrombosis Congress iniziato ieri e che si concluderà il 9 luglio a Milano. «Il problema è che in Italia non c'è ancora la giusta sensibilità al problema, per cui esiste una legittima preoccupazione per i tumori, mentre quella per ictus e trombosi, che pure rappresentano una causa di mortalità superiore, è molto inferiore. Il risultato è che se da indagini europee di 15 anni fa Belgio e Italia erano le nazioni più inquinate, oggi la pianura Padana resta ancora un "buco nero", mentre la valle della Mosa presenta una situazione molto migliorata». I numeri del resto sono inequivocabili. Uno studio guidato da Andrea Baccarelli del policlinico di Milano e pubblicato su Archives of Internal Medicine ha evidenziato una relazione diretta tra inquinamento da polveri sottili e rischio di trombosi venosa profonda. Più nel dettaglio, per ogni aumento di 10 microgrammi di PM10 per metro cubo d'aria, si ha un incremento del 70% del rischio di trombosi. E le contromisure? Mannucci insiste su un aspetto in particolare: la riduzione del traffico automobilistico «nonostante pareri contrastanti, per l'80% è il traffico veicolare la causa dell'inquinamento e non il riscaldamento. Ogni intervento in questa direzione è ben accetto, comprese le targhe alterne o le domeniche senza traffico. Con il tempo poi i risultati arriveranno». (M.M.)

(Tratto da: DoctorNews - 7 luglio 2010)

XXI International Thrombosis Congress website:
http://www.thrombosis2010.org/