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INCUBO URBANO

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Roma, settembre 2000. Lavori condominiali nel parcheggio interno dello stabile in zona Parioli dove lavoro. Per un mese e mezzo sperimento cosa vuol dire cercare un parcheggio ogni mattina, camminare con difficoltà per centinaia e centinaia di metri su marciapiedi resi impraticabili dagli escrementi dei cani o dai rifiuti che strabordano dai cassonetti.

Roma, ottobre 2000. Visita di controllo al Policlinico Gemelli di mio figlio Gabriele (2 mesi).
Dopo la visita decido di farmi una passeggiata a piedi con il piccolo nella sua carrozzina per le strade del quartiere Aurelio. Stravolto dal continuo zig-zagare per evitare auto e motorini parcheggiati sugli spazi pedonali, marciapiedi dai gradini altissimi, quasi impraticabili per le piccole ruote di una carrozzina, effluvi mixati di gasolio, benzine verdi e miscele irrespirabili, decido di non tornare più in città con il bambino, se non per motivi improcastinabili.

Io amo Roma: è la città dove sono nato e dove mi trattengono ancora tanti radici . Ma tanti anni fa ho deciso di andare ad abitare fuori città, in campagna. Molto probabilmente la percezione della mia città è mutata con gli anni e con l'età ma sempre più spesso mi interrogo sulla possibilità di adattamento alla città da parte di una persona particolarmente bisognosa di attenzioni (dovute ad una condizione temporanea o permanente di "a-normalità") come può essere un bambino, un anziano, un portatore di handicap.
Quando qualche anno fa, per un banale infortunio giocando a tennis, dovetti stare con una gamba ingessata per un mese, scoprii tutte le difficoltà di dovermi muovere con le stampelle in casa e fuori, di affrontare da "handicappato momentaneo" tante situazioni che ad un "normale" appaiono banali e scontate ma che possono diventare difficili per chi non è predisposto ad affrontare la "normalità".
Così allora, dopo un mese di immobilità forzata, dovetti reimparare a camminare: una cosa banale, direte voi, per chi lo faceva già da quarant'anni. Eppure, certi momenti mi veniva da piangere, nel vedermi incapace di fare un passo deciso, un percorso diritto.
All'ultimo, per liberarmi della stampella è stato necessario un forte atto volitivo: la mia andatura claudicante era solo frutto della paura di cambiare una postura solo momentanea ma che si era fortemente radicata nel mio cervello, facendomi dimenticare quella che fino a prima dell'incidente mi aveva consentito di fare una vita "normale".
E se un domani quella persona costretta dalle circostanze della vita a scoprire nuovi aspetti della realtà foste voi? Se da "automobilisti" diventaste "pedoni"? Se da adulti improvvisamente vi trasformaste in vecchi o in bambini? Probabilmente sareste costretti a cambiare ottica, come è capitato a me...


Un'antica invenzione umana...

Circa dieci o dodicimila anni dopo la prima comparsa del prototipo di agglomerato urbano e cinquemila anni dopo il suo definitivo affermarsi nel bacino mesopotamico, oggi abita in città oltre il 50 % della popolazione mondiale.
Nelle regioni del mondo in cui vivono le popolazioni più ricche tale soglia era stata superata già nel secolo scorso e, in alcune di esse, la popolazione urbana è quasi la totalità.
In Europa su 60 secoli circa di storia degli insediamenti urbani fino a due secoli fa il rapporto tra popolazione urbana e popolazione rurale è sempre stato di 1 a 9 per invertirsi solo negli ultimi 200 anni.
Un cambiamento radicale dunque che negli ultimissimi anni ha assunto ritmi sempre più veloci per cui oggi ci troviamo nel momento di passaggio tra un modello di città sviluppatosi attorno alle strutture produttive e sociali dell'economia industriale manifatturiera ed un nuovo modello di cui sappiamo ancora poco e soprattutto sul quale quasi mai il cittadino ha modo di esprimere la sua progettualità.
Oggi viviamo in città dove si svolgono attività per la maggior parte legate al settore terziario dei servizi ed in cui l'elemento preponderante è ancora la diffusione delle automobili e dei ciclomotori (diffusisi enormemente nel tentativo di risolvere i problemi di traffico e di parcheggio causati dalle auto).
Lo sviluppo delle tecnologie dell'informazione certamente darà una spinta decisiva alla formazione di un nuovo tipo di organizzazione delle città: l'avvento di macchine "time and labour saving" come i computer, strumenti che servono a far risparmiare lavoro e tempo e che cambiano l'organizzazione del lavoro che si deistituzionalizza e si distribuisce nello spazio, ci consentiranno sempre più di poter svolgere molte delle funzioni lavorative direttamente dalle nostre case.
Sta poi a noi far fruttare questo tempo risparmiato: il mercato ci propone tutta una serie di beni "time consuming" (dalle consolle elettroniche per i giochi alle attrezzature per la ginnastica passiva, dai televisori interattivi agli elettrodomestici collegati ad internet, dalle parabole con cui captare i programmi televisivi di altri continenti a tutti gli "intrattenimenti" che offre il moderno bricolage), che servono a consumare il tempo liberato e che ci riempiono progressivamente la casa.
Se le nostre case diventano sempre più comode che ne è della qualità delle strade e delle piazze delle nostre città dove un giorno si svolgeva la vita quotidiana di gran parte dei suoi abitanti?


Virtù private...

A giudicare dalle mie passeggiate romane, direi che nei quartieri alti della Capitale appare sempre più diffusa la tendenza ad abbellire attici e superattici di giardini pensili, pergole e fioriere per crearsi degli "angoli di campagna" privati in appartamenti urbani dal costo a metro quadro paragonabile forse a quello in Paradiso (del resto si sà che per i ricchi l'ingresso nell'Alto dei Cieli è piuttosto angusto... e quindi hanno pensato di farsene uno privato qui sulla Terra!).
In gran parte delle città infatti non ci sono più aree libere disponibili per il verde, anche se quasi tutte le case hanno un cortile, di solito grigio, lastricato di piastrelle e con pochi vasi di piante addossati alle pareti che, se non può essere usato come parcheggio per la vera protagonista della città contemporanea (l'automobile), resta uno spazio di servizio dove la gente passa in fretta.
In molte nazioni europee (Svizzera, Olanda, Svezia, Danimarca) però già da diversi anni sta prendendo piede l'idea di trasformare questi cortili interni in piccoli giasrdini, col prato al posto del cemento, alberi e cespugli al posto dei vasi, trasformandoli così in punto di incontro per gli adulti e in luogo di gioco per i bambini, al riparo da traffico e smog.
A Monaco, in Germania, i cittadini hanno già rinaturalizzato un migliaio di cortili interni per una superficie complessiva di circa 70 ettari, pari a quella del Westpark, il parco pubblico più grande della città. E tutto questo spendendo poco: è stato calcolato che, in 20 anni, per creare nuovi spazi versi sarebbe stata necessaria una spesa 50 volte superiore a quella sostenuta fornendo contributi direttamente ai cittadini.
Da noi il Comune di Torino ha deliberato di finanziare con un contributo fino al 50% dei costi totali sostenuti queste iniziative private, con un ulteriore aumento del 10% nel caso che due o più condomini decidano di abbattere i muri di divisione interna per creare un piccolo parco.


E (disser)vizi pubblici...

Le strade pubbliche, invece, assumono sempre più l'aspetto dell'inferno dantesco, lastricato... di buone intenzioni (per usare un eufemismo...).
Il problema numero uno è di natura... fisica: l'enorme numero di veicoli circolanti. L'indice di motorizzazione privata in Italia è passato dalle 4,8 auto ogni 100 abitanti del 1960 alle oltre 60 auto per 100 abitanti della fine degli anni 90.
La gestione del traffico e della mobilità urbana è ancora la vera emergenza-territorio per le anmministrazioni locali.
L'introduzione dei Piani urbani del traffico (Put), avvenuta ormai 8 anni fa, la novità dei Piani urbani di mobilità (Pum) e la massiccia previsione di strumenti di programmazione regionale e provinciale, di indirizzo e raccordo nei confronti di Put e Pum, non garantiscono da soli il decogestionamento del traffico e il miglioramento della qualità della vita nelle città, soprattutto quelle grandi.
Fondamentale è la presa di coscienza degli abitanti che i problemi urbani si devono e si possono risolvere modificando personali abitudini perverse e condizionamenti mentali che ci inducono poi a subire tutte le conseguenze nefaste delle nostre azioni.
Un esempio molto pratico: in Europa il 30% degli spostamenti in auto è per percorrere una distanza inferiore ai 3 chilometri! Tre chilometri che si potrebbero percorrere in 10-15 minuti con una bicicletta e in poco meno di una trentina di minuti a piedi, con utili ricadute sulla diminuzione dell'inquinamento
Alcuni esempi di come si possa arrivare a fare a meno di un uso ossessivo-compulsivo dell'automobile ci vengono dall'Europa (Amsterdam, Monaco di Baviera, Salisburgo) ma anche da Ferrara e Bolzano, da Bergamo e Mantova ci vengono esempi positivi di cittadinanze che hanno scelto di mettere pedoni e bici "al centro" del centro storico (mi si consenta il bisticcio di parole...)
Persino la nostra incontrastata capitale dell'auto sta diventando la città-motore per l'utilizzo della bicicletta. Torino, con oltre 400 chilometri di percorsi ciclabili all'interno della città e nella provincia, dimostra come sia realizzabile anche in una grande metropoli il progetto di sostituire in molte situazioni alla mobilità motorizzata quella basata sull'utilizzo della bicicletta.
L'impegno profuso dall'amministrazione capitolina nella gestione dei problemi del traffico urbano con l'incentivazione del trasporto pubblico nelle sue varie modalità alternative all'uso esclusivo dell'auto (linee ferroviarie e tramviarie, metropolitana) ha dato i suoi frutti anche se molto resta da fare. L'apertura di una gara per la privatizzazione dei servizi di bus in alcune aree della capitale è l'ultima sfida alle resistenze al cambiamento e alle lentezze spesso calcolate che si annidano nel cuore pigro dell'amministrazione della mobilità capitolina o nelle ottuse ostilità manifeste da parte di certe categorie commerciali.
Se il traffico diminuisce, in città si vive meglio e i commercianti continuano a vendere i loro prodotti come e meglio di prima: lo dimostrano le esperienze ormai radicate di città d'arte italiane e di tanti piccoli centri che hanno sperimentato con successo l'estensione delle aree pedonali e di quelle a traffico limitato.
A Roma (dove circolano ogni giorno 2 milioni di autoveicoli) con gli introiti della tariffazione della sosta in quasi 50.000 posti auto, sono stati realizzati 23 parcheggi di scambio (gratuiti in periferia e a pagamento nelle zone centrali) con oltre 9000 posti auto: sta ora ai romani riempirli lasciando fuori le automobili per godersi una città senza pari al mondo.
Altrimenti a cosa serve essere attorniati da ricchezze e beni artistici di ogni genere se non ne possiamo godere perchè sprechiamo il nostro tempo negli ingorghi del traffico o alla ricerca vana di un parcheggio?

 La strada è ancora "maestra di vita"?

A giudicare dalla quantità di residui organici presenti sui marciapiedi del quartiere forse più altolocato di Roma dovremmo seriamente preoccuparci sulle possibilità di mantenere il nostro quinto posto nella classifica delle nazioni più avanzate del mondo.
Se fossimo giudicati non solo per il Pil (Prodotto interno lordo) ma anche in base ad altri parametri di civiltà, sicuramente meno complicati ma assai evidenti per chi soltanto si avventuri per certe strade dei quartieri residenziali della capitale, vedremo seriamente minacciata la nostra trimillenaria reputazione civica.
Certo, l'amore per gli animali è una nobile attestazione del grado di civiltà di un popolo ma che poi questo si ripercuota sulle condizioni igienico-sanitarie di un luogo pubblico mi sembra, francamente, solo segno di ignoranza, indolenza e di egoismo.
Basterebbero solo buona volontà e un minimo di attrezzatura al seguito per evitare di degradare quotidiananamente una città che, già ai tempi dei suoi più antichi re, si era dotata di una cloaca maxima per allontanare le deiezioni dei suoi abitanti e dei loro animali.
Se l'educazione del cane è lo specchio dell'educazione del padrone è fin troppo facile esclamare: "O tempora, o mores"...

La città per i bambini, secondo gli adulti

Nel numero scorso di "Cultura e Natura" nella rubrica "Notizie dalla ricerca medica" (a cura di Paola Guasco) veniva riportata la Dichiarazione per il diritto del bambino a un ambiente non inquinato, stilata nel settembre 1999 dal Comitato nazionale per la bioetica.
In questo documento vengono riportate le indicazioni per riconsiderare il problema della tutela ambientale in una prospettiva del tutto nuova, promossa nel nostro paese dalla sezione italiana dell'Isde, nota come "Medici per l'ambiente" (basata sulla ridefinizione dei parametri con i quali vengono misurate le soglie di tollerabilità dell'inquinamento ambientale, per ora tarati solo sulla popolazione adulta, prendendo come punto di riferimento la condizione fisiologica del bambino), affermazione di un principio etico che riporta in primo piano il problema stesso dei diritti dell'infanzia.
Se poi si tiene presente che tra i diritti rivendicati dalla Dichiarazione a vantaggio delle generazioni più giovani c'è anche quello di usufruire della bellezza dell'ambiente, appare evidente come le questioni poste sul tappeto non si fermino soltanto ai problemi più prettamente ecologici, ma abbraccino anche temi quali, per esempio, lo scempio urbanistico.
L'etnologa americana Margaret Mead, studiosa di antropologia culturale, così scriveva in un suo libro del 1966: "Nel costruire un quartiere che soddisfi i bisogni umani, dobbiamo cominciare con i bisogni dell'infanzia. Questi ci danno la base sulla quale possiamo costruire il 'contatto' con altri esseri umani, con l'ambiente fisico, con il mondo vivente, con le esperienze attraverso le quali si può realizzare la piena 'umanità' degli individui e delle collettività."
Chi più soffre la condizione urbana contemporanea sono infatti quei cittadini con meno potere, quelli senza voce (e senza voto), quelli senza automobili, quelli che non possono fuggire da città pianificate e funzionali a scopi incompatibili con i bisogni fondamentali dell'infanzia (movimento, socializzazione, autonomia, apprendimento, esplorazione, partecipazione).
Del resto cresce il riconoscimento anche da parte degli adulti che le nostre città sono sempre più insostenibili: a Istanbul, nel giugno 1996, i convenuti alla seconda Conferenza delle Nazioni Unite sugli insediamenti urbani (Habitat II) hanno confermato ufficialmente le preoccupazioni e le ammonizioni che erano nell'aria ufficiosamente da almeno tre decenni: gli attuali processi di sviluppo economico e di pianificazione e gestione urbana sono ecologicamente ed economicamente insostenibili.
Il rapporto tra sviluppo urbano e qualità della vita dei suoi abitanti più piccoli è al centro dell'attenzione internazionale in particolare dalla fine degli anni '80. Numerosi trattati e convenzioni internazionali e comunitari sono stati siglati da allora: dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia (1989) al Libro verde sull'ambiente urbano (1990), dalla Ricerca per una città senza auto (1991) e alla Carta delle città educative di Barcellona (1991), dall'Agenda 21 di Rio de Janeiro (1992) alla Carta di Aalborg (1994).
Tutti questi documenti - pur riconoscendo l'importanza di introdurre innovazioni tecnologiche e leggi che vietino o disincentivino le azioni dannose all'ecosistema città e che premino quelle che lo rendono più vivibile e sostenibile - sottolineano in particolare l'importanza di processi e strategie culturali che producano cambiamenti negli attegiamenti, nei comportamenti e nelle scelte dei diversi soggetti territoriali (dagli enti locali ai singoli cittadini, dalle associazioni di categoria alle imprese).
Lo scrittore e giornalista scozzese Colin Ward nel suo libro "Il bambino e la città", recentemente uscito anche in Italia, sottolinea la necessità di restituire l'iniziativa ai cittadini che dovrebbero partecipare direttamente alla vita del quartiere, progettare insieme agli urbanisti e trasformare lo spazio in cui vivono in spazio di crescita, non solo per i bambini. E' infatti molto importante attenuasre la crescente segregaziuone tra i due mondi, quello dell'infanzia e quello degli adulti.
Ciò che migliora la città per i bambini, la migliora anche per gli adulti: rivedere la città con gli occhi dei bambini, con un'ottica diversa, può aiutare a cambiarla.


La città per i bambini, secondo i bambini

Quando sono i bambini in prima persona ad immaginare come dovrebbe essere la loro città, ci offrono delle riflessioni contemporaneamente semplici e straordinarie. Dai risultati delle numerose esperienze di progettazione partecipata condotte nel nostro paese scaturisce un'idea di città molto diversa da quella attuale: sicura, socializzante, aperta ai bisogni delle categorie "deboli":

· I progetti dei bambini sono spesso su piccola scala, partono magari dall'adozione di un monumento (come nell'iniziativa realizzata per il sesto anno consecutivo a Palermo) o di una strada per ricostruire il sentimento di "proprietà" dei cittadini nei confronti del proprio territorio anche laddove l'azione disgregatrice della malavita organizzata tende ad impedire la formazione di un sentimento comune di cittadinanza e di protezione del tessuto connettivo naturale, sociale e culturale del luogo.

· I progetti sono per lo più localizzati nell'immediata vicinanza delle case, riducendo così la necessità di usare mezzi motorizzati e puntano alla trasformazione delle strade in aree pedonalizzate. Nelle Marche, il comune di Fano ha istituito il "Consiglio dei bambini" formato da un bambino e una bambina di ogni plesso delle scuole elementari, che si riunisce mensilmente e fa proposte e richieste su come vivere meglio la città, sviluppando per esempio le possibilità di compiere in sicurezza e autonomia il percorso casa-scuola.

· I bambini privilegiano il recupero e la riqualificazione architettonica, non richiedendo per lo più costruzioni nuove; utilizzano spesso materiali di recupero. Il Comune di Correggio (RE) ha svolto un'esperienza di progettazione partecipata coinvolgendo circa 700 bambini della scuola materna sul tema della casa (che cos'è; a cosa serve e perché; com'è fatta; come vorreste che fosse).

· Puntano ad una valorizzazione della natura presente nelle città (giardini ed orti urbani; piante commestibili locali; animali non esotici; acque e fontane) e delle potenzialità che possono scaturire dalla raccolta differenziata dei rifiuti e dal loro riciclo.


Conclusioni

Dalla creatività dei bambini ci vengono idee e progetti attuabili per umanizzare le nostre città.
Purtroppo quasi mai noi adulti siamo disposti ad ascoltarli, pressati come siamo dalla necessità di "parcheggiarli" (un pò come le nostre automobili) a scuola, in palestra o davanti ad un videogame o alla TV.
Peccato. Spesso servirebbe solo starli ad ascoltare per capire quali strade prendere, che genere di casa costruire, che tipo di vita fare insieme.
Gli ostacoli momentanei che ci si frappongono davanti talvolta sono dei piccoli campanelli d'allarme che squillano per segnalarci qualcosa che non va, per avvisarci che c'è forse qualcosa di sbagliato nella nostra organizzazione sociale.
Accorgersene è il primo passo per fare qualcosa per cambiare. In meglio, si spera...
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UN PREMIO PER LE CITTA' SOSTENIBILI ... DEGLI ADULTI


Si è svolta a fine maggio a Roma la Cerimonia conclusiva della Prima edizione del Premio per le Città sostenibili, istituito dal Ministero dell'Ambiente nel 1998, allo scopo di valorizzare le iniziative più innovative realizzate a livello urbano e ispirate al principio della sostenibilità ambientale.
Quest'anno sono state premiate quali città sostenibili Riccione, Ferrara e Palermo (ripettivamente per le categorie da 30.000 a 50.000 abitanti, da 50.000 a 250.000 abitanti e oltre 250.000) alle quali sono andati i primi premi - ciascuno di 250 milioni. I secondi premi (100 milioni) sono andati a Empoli, Prato e Torino. Dieci premi parimerito (70 milioni) sono stati attribuiti a Carpi, Cinisello Balsamo, Cremona, Modena, Padova, Potenza, Roma, Salerno, S. Giuliano Milanese, Siena.
I Comuni selezionati (73, candidatosi con più di 200 iniziative) sono stati premiati per essere stati attivamente impegnati nell'attuazione di politiche ambientali di competenza locale particolarmente innovative.

Queste le motivazioni per l'attribuzione dei premi

Selezione Comuni che ricadono nella fascia dimensionale i (da 30 a 50.000 abitanti).

La Commissione ha stabilito di attribuire all'unanimità:
- il Primo premio al Comune di Riccione per la candidatura "L'albergo ecologico: un marchio di qualità a Riccione". Motivazione: Per l'impegno nella realizzazione di un iniziativa che ha messo in atto strumenti innovativi con riferimento ad un settore divenuto ormai di rilevanza ambientale strategica, quale il turismo nelle aree costiere italiane più densamente urbanizzate, e un'azione che ha saputo valorizzare l'idea di partnership tra i diversi soggetti, risultati fondamentali per il suo successo. Il Comune di Riccione ha così sperimentato, in anticipo sulla realtà nazionale, una sorta di ecolabel, anche se minimale, definito con l'accordo volontario delle associazioni di albergatori e ambientaliste. I partner hanno inoltre promosso un'interessante iniziativa di sensibilizzazione rivolta agli operatori e ai turisti.
- Il 2° premio al Comune di Empoli per la candidatura "Costruire una città amica con la partecipazione". Motivazione: Per le interessanti modalità di coinvolgimento dei cittadini (e dei giovani in particolare) nella fase di attuazione del Programma di recupero del quartiere Avane e nel percorso di elaborazione del nuovo Piano Regolatore. I Laboratori di progettazione partecipata, sulla base dei quali é stata sviluppata l'iniziativa, hanno saputo proporre ed ottenere modifiche significative dal punto di vista ambientale dei progetti in discussione, e hanno rafforzato il senso di appartenenza dei cittadini al territorio.

In questa categoria dimensionale, la Commissione ha deciso di attribuire uno dei 10 premi "minori", ex aequo:
al Comune di S. Giuliano Milanese - "Il Centro Lineare di 5. Giuliano Milanese".
Motivazione: Per l'apprezzabile sforzo di costruzione di un accordo con partner istituzionali e privati che costituisce la condizione preliminare e fondamentale per l'attuazione di un progetto mirato al risanamento del centro abitato e alla riduzione dei rischi connessi all'inquinamento elettromagnetico.

Selezione Comuni della fascia dimensionale 2 (da 50.001 a 250.000 abitanti), La Commissione all'unanimità ha deciso di attribuire:
- il 1° Premio al Comune di Ferrara per l'iniziativa "Ufficio biciclette". Motivazione:
Per la scelta di promuovere in modo sistematico l'uso della bicicletta come modello di mobilità sostenibile effettivamente altemativo all'auto (la bici oggi a Ferrara viene utilizzata nel 44% degli spostamenti effettuati per fare la spesa). L'iniziativa ha, infatti, saputo cogliere e valorizzare tutte le opportunità di integrazione tra la bici e gli altri mezzi di spostamento (trasporto pubblico, mezzi privati, piedi,...), ha garantito l'offerta di servizi dedicati (bici card, bici park, bici a nolo,...) e ha saputo sviluppare una campagna di comunicazione molto efficace.
- il 2° Premio al Comune di Prato per l'iniziativa "L'acquedotto industriale della città di Prato". Motivazione: Per il contributo innovativo di un'iniziativa che interviene a tutela della disponibilità di una risorsa critica come l'acqua e agisce su un comparto produttivo idroesigente come il settore tessile, di grande rilevanza per il contesto industriale italiano. Il riutilizzo delle acque derivanti dall'impianto di depurazione garantisce un risparmio idrico molto importante. L'iniziativa è anche lodevole per l'ampia partecipazione degli attori economici coinvolti.
 

Proprio per la migliore qualità delle candidature presenti in questa fascia demografica, la Commissione ha altresì deciso di attribuire a questi Comuni, 8 dei 10 premi "minori ex aequo, previsti dal concorso. In particolare (in ordine alfabetico):
- al Comune di Carpi (MO) per l'iniziativa "Trattamento, recupero e riciclaggio dei beni durevoli". Motivazione: Per il carattere pilota, nel contesto regionale emiliano, della piattaforma di raccolta, smontaggio, trattamento e recupero di elettrodomestici. Il successo dell'iniziativa è misurabile nella quota elevata di beni recuperati e nella creazione di nuova imprenditoria.
- al Comune di Cinisello Balsamo (MI) per l'iniziativa "La raccolta differenziata per una Cinisello Balsamo sostenibile". Motivazione: Per la pluralità e la capillarità delle azioni sostenute, volte ad incrementare la raccolta differenziata ed il riciclo dei rifiuti. La campagna di iniziative tra loro coordinate ha infatti prodotto risultati tali da portare il comune, già nel '98, all'ottimo risultato del 47% di Raccolta Differenziata.
- al Comune di Cremona per l'iniziativa "Gestione integrata del ciclo dei rifiuti e del sistema energetico". Motivazione: Per i buoni risultati ambientali ottenuti, grazie ad un sistema integrato che copre per una quota significativa il fabbisogno di Thò~idàinento ùfbànòe 'di produzione elettrica, utilizzando tecnologie a mifìore impatto ambientale quali la cogenerazione e il recupero energetico dal trattamento dei rifiuti.
- al Comune di Modena per l'iniziativa "Modena in movimento". Motivazione: Per la qualità e l'efficacia di una strategia che interviene su un tema critico quale la mobilità urbana. Il comune dopo aver ottenuto negli scorsi anni risultati importanti attraverso il rafforzamento dei servizi di trasporto pubblico, ha nominato il proprio Mobility Manager assegnandogli l'incarico di offrire ai cittadini servizi alternavi alla mobilità su auto.
- al Comune di Padova per l'iniziativa "Padova energia". Motivazione: Per l'approvazione di un Piano Energetico Comunale che ha saputo individuare una pluralità di azioni, di cui numerose già in corso di realizzazione, volte alla riduzione delle emissioni climalteranti e alla valorizzazione delle risorse energetiche rinnovabili.
- al Comune di Potenza per l'iniziativa "Sistema urbano di connessione meccanizzata con il centro storico", Motivazione: Per l'efficacia dimostrata dall'adozione di un sistema di ascensori e scale mobili, utilizzate per collegare tra loro zone della città, che hanno ottenuto l'obiettivo di decongestionare il traffico e ottimizzare il trasporto pubblico e la qualità dei servizi pubblici nel centro storico.
- al Comune di Siena per l'iniziativa "Infrastrutture a larga banda per lo sviluppo sostenibile". Motivazione: Per l'installazione nel tessuto urbano di una rete di trasmissione dati e di un sistema di servizi tesi ad aumentare 1' accessibilità telematica ai servizi (riducendo così la domanda di trasporto) e finalizzato ad eliminare la presenza delle antenne TV sui tetti.
- al Comune di Salerno per l'iniziativa "La riqualificazione urbana come recupero integrato del territorio". Motivazione: Per l'apprezzabile approccio integrato al recupero ambientale del territorio urbano, che si è sviluppato con un programma di azioni dedicate alle tematiche dei rifiuti, del dissesto idrogeologico, del recupero delle cave, dello sviluppo di aree a parco.

Selezione Comuni della fascia dimensionale 3 (oltre 250.00i abitanti).
All'unanimità la Commissione ha deciso di attribuire:
- il 1° premio al Comune di Palermo, per il "Parco agricolo di Palermo". Motivazione: Per l'elevato numero e la qualità dell'insieme delle iniziative candidate dal Comune, tra le quali l'iniziativa premiata emerge per la sua esemplarità e per il fatto di rappresentare un esempio innovativo di riqualificazione ambientale e socio-economica di territori agricoli periurbani, quali quelli dell'area di Ciaculli nella Conca d'Oro. Grazie all'iniziativa è stata recuperata la capacità produttiva dell'area agricola, sviluppando nel contempo funzioni di rigenerazione del paesaggio naturale e urbano o occasioni di fruizione per i cittadini. L'azione ha inoltre saputo coinvolgere attivamente gli agricoltori dell'area e ha offerto opportunità di nuova occupazione ai giovani.
il 2°premio al Comune di Torino per l'iniziativa "The Gate living, not leaving".
Motivazione: Per l'alto livello di innovazione di un programma di azioni tra loro integrate, che agisce in un quartiere centrale di Torino, caratterizzato da situazioni di disagio e degrado. Il Programma è riuscito ad individuare le strategie per valorizzare le risorse sociali e il patrimonio edilizio presente, e sta attivando azioni diverse nel campo dell'integrazione sociale, della vivibilità, del risparmio energetico, della riqualificazione ambientale e urbana. La sua gestione vede la partecipazione attiva di tutte le componenti sociali e sta creando occasioni concrete di nuova occupazione.

'Per-questa ultima categoria -dimensionale, la Commissione ha stabilito di attribuire uno dei premi minori ex-aequo:
- al Comune di Roma per l'iniziativa "La rete ecologica alla base del Nuovo Piano Regolatore Generale". Motivazione: Per il numero e la qualità delle iniziative candidate, tra le quali l'iniziativa premiata, pur non ancora compiutamente realizzata, evidenzia le potenzialità ambientali positive risultanti dall'integrazione di strumenti di valorizzazione delle reti ecologiche presenti nel tessuto urbano, all'interno dei piani urbanistici comunali.

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UN PREMIO PER LE CITTA' SOSTENIBILI ... DELLE BAMBINE E DEI BAMBINI


Il riconoscimento quest'anno è andato a queste città, grandi e piccole, che hanno promosso iniziative per la sostenibilità delle aree urbane coinvolgendo direttamente bambine e bambini nelle iniziative.
Il decreto prevedeva l'attribuzione del riconoscimento di "Città sostenibile delle bambine e dei bambini" scelta tra i Comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti ( a cui va anche un premio di 200 milioni da destinarsi alle iniziative per la sostenibilità urbana) e l'istituzione di un premio (50 milioni) per i Comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti per l'iniziativa più significativa finalizzata a migliorare l'ambiente urbano per e con i bambini.
E' stato poi istituito il "Registro delle buone pratiche", pubblicato annualmente a cura del Ministero dell'Ambiente per promuovere e diffondere azioni positive a favore dell'infanzia attuate dai comuni italiani.
Le città premiate dal Ministero dell'Ambiente per il 1999 sono:
Cremona, Novellara, Alfonsine, Asti, Atripalda, Belluno, Casagiove, Cassina de'Pecchi, Cormano, Cosenza, Guastalla, La Spezia, Mantova, Melegnano, Muggia, Pergine Valsugana, Piacenza, Scandicci, Sondrio, Valderice, Cavriago, Calimera, Colmurano.
Bolzano, Cinisello Balsamo, Cuneo, Ferrara, Modena, Molfetta, Pesaro, Pistoia, Ravenna, Rivoli, San Lazzaro di Savena e Torino, vincitrici dell'edizione 1998 del premio, hanno ottenuto anche per il 1999 la sua riconferma in quanto hanno proseguito le attività già intraprese o ne hanno attivate altre.



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UNA BARRIERA ALLE BARRIERE ARCHITETTONICHE

Il disegno di legge per la Finanziaria 2001stanzia 70 miliardi in due anni a fondo perduto a favore dei disabili, per l'abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati.
Solo negli ultimi anni lo Stato ha riaperto il rubinetto dei finanziamenti a fondo perduto concessi ai privati (singolarmente o come condomini) per l'eliminazione delle barriere architettoniche. Tra il 1992 e il 1995 erano stati stanziati in totale due miseri miliardi, per poi passare a 25 milardi nel 1996, 10 nel 1997, 20 nel 1998 10 nel 1999 e 30 miliardi nel 2000.
I fondi tuttavia rimangono inferiori al fabbisogno, cioé alle richieste dei disabili presentate ai sensi della legge 13/89 che ha avuto il merito di rendere meno pesanti le discriminazioni verso i portatori di handicap.
Questa normativa stabilisce innanzitutto che dall'agosto 1989 tutti i progetti relativi alla costruzione o alla completa ristrutturazione di edifici, ad uso abitativo o meno, debbano essere adeguati alle prescrizioni tecniche sull'eliminazione delle barriere architettoniche stabilite dal decreto del Ministero dei lavori pubblici n. 236 del 14 giugno 1989. Si tratta cioé della possibilità, per un disabile in sedia a rotelle, di raggiungere da solo il proprio appartamento dalla strada e, all'interno di questo, di muoversi agevolmente in base ai seguenti criteri di "accessibilità":
Ecco, di seguito, cosa si intende per "accessibilità" in relazione agli interventi più ricorrenti in base al Dm 236/89. Alcune regioni fissano poi ulteriori requisiti tecnici, necessari anche per poter accedere ai contributi propri.

Porte
Devono essere facimlmente manovrabili da tutti, accessibili a persone su sedia a rotelle: sono consigliate porte scorrevoli o con anta a libro. Devono essere evitate porte girevoli, con ritorno automatico non ritardato e quelle vetrate se non fornite di accorgimenti di sicurezza e facilmente individuabili. I piani antistanti e retrostanti devono essere sullo stesso livello.

Pavimenti
Gli eventuali dislivelli devono essere contenuti e segnalati con vartiazioni di colore. Devono essere antisdrucciolevoli nelle parti comuni o di uso pubblico.

Apparecchi elettrici
Devono essere posti ad altezza tale da essere utilizzabili anche da persona su sedia a ruote ed individuabili anche in condizioni di scarsa visibilità.

Servizi igienici
Devono essere accessibili a persone su sedie ea ruote e disposti in modo da garantire adeguati spazi tra di loro. Si devono preferire rubinetti con manovra a leva.

Cucine
Tutti gli apparecchi devono essere preferibilmente disposti sulla stessa parete o su pareti contigue; al di sotto degli apparecchi e dei piani di lavoro va previsto un piano vuoto per consentire un agevole accostamento anche a persone su sedia a ruote.

Balconi e terrazze
La soglia di accesso non deve costituire ostacolo a persone su sedia a ruote. Almeno una parte del balcone o terrazza deve avere una profondità tale da consentire la manovra di rotazione della sedia a rotelle.

Corridoi
Non devono presentare variazioni di livello: in caso contrario devono essere superati da rampe di larghezza tale da consentire il passaggio e la manovra di sedie a rotelle.

Rampe
Devono avere pendenza non superiore all'8% e devono essere previsti piani orizzontali di riposo (pianerottoli) per le rampe particolarmente lunghe.

Ascensore
Deve essere accessibile e utilizzabile da persone su sedia a ruote. Le porte devono essere automatiche e dotate di un meccanismo di riapertura in caso di ostruzione del vano di accesso.
I tempi di apertura e di chiusura devono assicurare l'accesso a persone su sedia a rotelle.
la bottonierea dei comandi, esterna e interna, deve essere posta ad altezza tale da essere utilizzabile da persone su sedia a rotelle e idonea ad un uso agevole da parte di non vedenti.
All'interno ci devono essere citofono, luce di emergenza, campanello di allarme con luce che confermi che l'emergenza è stata segnalata, deve esistere una segnalazione sonora all'arrivo del piano e un dispositivo luminoso per segnalare ogni stato di allarme.
Deve essere garantito un arresto ai piani che renda complanari il piano dell'ascensore con quello del pianerottolo.

Arredi fissi
Vanno predisposti per il transito di persone su sedia a rotelle nonché un agevole utilizzo di tutte le attrezzature in essi contenute. Sono da preferire arredi non taglienti e privi di spigoli.

 

 
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