Discordie in gioco - Un percorso educativo
Da ormai più di vent’anni – in Italia e nel mondo – si accendono (per poi spegnersi o covare sotto la cenere della repressione) varie forme di protesta nonviolenta nei confronti di scelte politiche, sociali, economiche e ambientali che danneggiano una popolazione, una comunità, un paese, in nome del progresso tecno-scientifico e dell’ affermazione di una società del ‘benessere’.
Molte di queste proteste hanno in comune una ‘visione’ del mondo, basata sull’uguaglianza, sulla giustizia, sul rispetto della diversità, sulla protezione della natura, sulla gestione condivisa dei beni comuni: valori – dunque – condivisibili dalla maggior parte delle persone. Perché dunque questi gruppi e movimenti restano sempre minoranza? Come mai non inducono tutta la società civile ad aderire alle proteste, e a sostenere le ragioni di chi manifesta?
I motivi sono tanti: alcuni molto evidenti, altri assai più nascosti. Tra i motivi evidenti vi è la disparità delle forze in campo: quando lo Stato si oppone alle manifestazioni di dissenso schierando polizia e militari, e l’establishment seleziona l’informazione pubblica il confronto è chiaramente impari. Un altro motivo evidente è da attribuire agli interessi in gioco: anche su questo piano le forze in campo sono di solito molto diverse, contadini contro industriali, gruppi informali di cittadini contro associazioni di imprenditori o istituzioni politiche con forti interessi economici.
Ma secondo noi ci sono altri motivi: proviamo a individuarne alcuni. (...)
L'articolo:
http://serenoregis.org/2012/03/discordie-in-gioco-un-percorso-educativo-elena-camino-e-angela-dogliotti-marasso/
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