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Un appello per l'ambiente ed una proposta per i giovani

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Petizione presentata ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione italiana



1. Io sottoscritto Ugo Fraddosio, cittadino italiano, già alto dirigente delle Nazioni Unite-FAO, specialista in “Conservazione del suolo e delle acque” e in “Lotta contro la desertificazione”, formato a un alto senso dello Stato dal padre Ammiraglio e dal Collegio militare della “Nunziatella” di Napoli, nonchè dall’esperienza universitaria della Scuola Normale superiore per le Scienze applicate di Pisa, rivolgo la presente petizione affinché sia posto all’ordine del giorno dei lavori parlamentari il problema del dissesto idro-geologico del territorio nazionale - emersi in tutta la loro gravità per i tragici eventi di questi anni - alla luce anche dei cambiamenti bio-climatici in atto sul pianeta.
2. Il 3 Settembre 2009, a Ginevra, durante i lavori preparatori per la Conferenza di Copenaghen, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha sottolineato con forza la drammaticità dell’attuale momento storico, con  le seguenti parole: “l’umanità corre col piede schiacciato sull’acceleratore dello sviluppo, verso l’abisso dell’auto-distruzione”.  Tale frase non fa che confermare i numerosi rapporti delle Nazioni Unite e dei suoi Comitati scientifici sul crollo della biodiversità, i cambiamenti climatici e i processi di desertificazione in corso, con particolare riguardo al Rapporto generale sullo stato del pianeta, o  “Rapporto Bruntland” (1987) , intitolato “Our common future”, pubblicato in Italia da Bompiani nel 1989, messo in vendita per un breve periodo e ritirato dallo stesso Bompiani nel 1990.
3. Questi rapporti segnalano l’esigenza di un cambiamento radicale del modello di sviluppo - definito dall’ONU “suicida” fin dal 1987 (Rapporto Bruntland)  - e di un cambiamento altrettanto radicale delle mentalità, delle priorità e dei programmi di sviluppo. Qualora non si procedesse in tal senso, le inevitabili conseguenze sarebbero l’insorgere di una forte conflittualità sociale, dell’ingovernabilità, di una violenza incontrollabile e del caos. Il Sistema attuale - già fortemente squilibrato per il divario crescente fra ricchi e poveri - potrebbe quindi crollare non solo per cause endogene (socio-economiche), ma anche per il concomitante e progressivo collasso bio-climatico, attualmente in fase iniziale in varie zone del pianeta (con pesanti avvisaglie di estremizzazione dei fenomeni caldo-freddo e secco-umido).
4.  In altri termini i suddetti rapporti chiariscono che - perdurando l’attuale modello - non c’è alcuna prospettiva di sviluppo durevole, anche in quei paesi, come la Cina e l’India, che hanno ancora alti tassi di crescita. Illudersi di poter tornare a una fase di sviluppo quale quella cui ci siamo abituati negli ultimi decenni ci allontana quindi dalla prospettiva reale è ci impedisce di prendere le decisioni necessarie per fronteggiarla adeguatamente. Se non riusciremo a cambiare modello di sviluppo e a procedere a una profonda revisione delle sue priorità, questa situazione fa intravvedere un susseguirsi di crisi sempre più gravi e difficili da contrastare.  
5.  Nel 2008 si è registrata a livello mondiale una novità assai preoccupante, perché per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione urbana ha superato quella rurale. La preoccupazione dell’ONU è tanto più grave se si pensa che la stragrande maggioranza della popolazione cosiddetta “urbana” vive in  condizioni subumane, in squallide bidonville dove prosperano l’indigenza, il degrado morale, le malattie, la prostituzione, la delinquenza e la spinta alla rivolta sociale e al terrorismo, e questo in un momento in cui i cambiamenti climatici rendono quelle situazioni ancora più invivibili ed esplosive per le drammatiche condizioni in cui quella popolazione è costretta a vivere.
6. Assistiamo così ad un numero crescente di rivolte giovanili che hanno un carattere totalmente diverso da quelle del 1968. Quelle infatti scoppiavano in un contesto nel quale i giovani credevano nel futuro e avevano l’ambizione di  migliorarlo. Le rivolte di oggi avvengono invece in un contesto del tutto opposto, nel quale i giovani avvertono l’assenza di un futuro, di cui si sentono derubati, da cui la spinta al nichilismo e alla violenza. Continuare quindi a sostenere la possibilità di una ripresa non effimera è - secondo i trattati di psicologia delle masse - come gettare benzina sul fuoco. Infatti, ferme restando le attuali priorità di sviluppo, condivise nella sostanza sia dalla maggioranza che dall’opposizione, non vi è alcuna possibilità concreta di ripresa durevole, come l’ONU va ripetendo dal 1987.
7. Senza un serio tentativo di contrasto al degrado l’Italia, per la sua posizione geografica e con un dissesto idro-geologico che procede in modo esponenziale, è tra i paesi più a rischio. Purtroppo la Conferenza di Cancun, contrariamente a quanto riportato dai mass media, non è stata un successo, ma solo un fragile compromesso raggiunto in extremis grazie al coraggio e alla determinazione di tre donne. Questo compromesso non è stato però sufficiente a pervenire ad un accordo vincolante e ad imporre una efficace azione di contrasto ai cambiamenti climatici in corso. Considerato che di fatto la Conferenza di Cancùn è fallita, poiché non ha raggiunto nessuno degli obiettivi che si prefiggeva, il nostro paese deve trarne le conseguenze e predisporre con urgenza un piano di difesa nazionale del territorio e di contrasto al dissesto idro-geologico, con le strategie più adeguate alla già critica situazione attuale drammatica in cui potremmo venire a trovarci.
8.  In base a quanto sopra esposto, si ritiene opportuna una più attenta rilettura del "Rapporto ai Tre poteri dello Stato", da noi redatto nel 1998 e distribuito a più riprese ai vertici delle Istituzioni dalla Federazione Italiana Dottori in Scienze agrarie e forestali (pubblicato sul sito internet http://www.3csc.it/index.php - vedasi http://www.3csc.it/index.php?option=com_docman&task=cat_view&gid=168&Itemid=125); inoltre, si segnala che le tre Convenzioni globali delle Nazioni Unite (Biodiversità, Cambiamenti climatici e Lotta contro la Desertificazione), già ratificate dai due rami del Parlamento negli anni ‘90, sono tuttora disattese e poste nel dimenticatoio, con grave perdita di credibilità per le Istituzioni del nostro paese.

Sulla base delle considerazioni suesposte si ritiene urgente - anche alla luce dell’attuale situazione socio-economica - la promozione di iniziative volte ad incentivare il “ritorno alla terra” di una parte almeno della popolazione giovanile, offrendo ad essa possibilità concrete di occupazione, per quanto concerne sia la difesa e tutela del territorio nazionale, sia il soddisfacimento delle necessità primarie, mediante la concessione in uso di terre disponibili e la formula dell’impresa agro-silvo-pastorale familiare e cooperativa. Ciò garantirebbe, oltre tutto, una miglior difesa preventiva del territorio nazionale per quanto concerne i rischi di alluvioni, frane, incendi ed altri eventi disastrosi, anche per quanto riguarda la tutela del
patrimonio culturale, di cui il nostro paese è un museo a cielo aperto. Le imprese giovanili, a base familiare, organizzate anche in forma cooperativa, potrebbero provvedere al risanamento del suolo grazie ad una felice integrazione fra attività agricole, zootecniche e forestali, che prevedano anche l’utilizzo di letame e compost (da raccolta differenziata), principali fattori di ricostituzione della fertilità e della struttura del suolo, con conseguenze benefiche sulla flora batterica umificante (humus) e sulla stabilizzazione dei suoli stessi da parte dei colloidi humici, che consentono di evitare i fiumi di fango, le frane e gli smottamenti. Beninteso, bisognerà provvedere anche all’esonero fiscale di queste imprese familiari, che svolgerebbero una ruolo sociale importantissimo in difesa del territorio nazionale (con tutte le sue componenti minerali,
vegetali ed animali).
Le stesse Forze Armate potrebbero essere coinvolte nel supporto alle azioni di restauro territoriale contro i crescenti fenomeni di inquinamento, degrado ambientale e dissesto idrogeologico, analogamente a quanto la Marina Militare sta già facendo per il monitoraggio e la lotta all’inquinamento del Mar Mediterraneo, previsto nel suo nuovo statuto.


Si fa inoltre richiesta di diffondere la presente petizione a tutte le Commissioni e a tutti i gruppi parlamentari, per il rispetto della Costituzione, nel più alto e reale concetto di Patria e rispetto del Creato.


Roma, 24 Dicembre 2010                   Ugo Fraddosio

 

* * *

La lettera di Ugo Fraddosio al Direttore generale della Fao:

http://www.fidaf.it/wp-content/uploads/2015/06/Lettera-di-Ugo-Fraddosio.pdf

 
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