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Home Ambiente L’opera scientifica e l'insegnamento di Valerio Giacomini

L’opera scientifica e l'insegnamento di Valerio Giacomini

AMBIENTE

(...) L’insegnamento dell’Ecologia a Roma, assunto nel 1979, fu la manifestazione dell’ampiezza raggiunta dai suoi interessi scientifici.

Le esperienze di studi integrati già presenti dalle origini della Fitosociologia in Italia, la partecipazione al Programma Internazionale Biologico (IBP) e successivamente al programma Uomo e Biosfera (MAB), sono tappe di un percorso tanto conseguente da sembrare già tracciato. La ricca produzione di saggi sulla integrabilità delle nozioni dimostra che la realizzazione delle idee che troviamo riunite in Uomini e Parchi è una conseguenza logica del lungo tempo di maturazione di un insegnamento caratterizzato da una forte carica idealistica e spesso poetica, ma sempre sotteso da una solida base teorica e da una conoscenza diretta dei problemi ambientali. Il motivo ricorrente degli scritti dell’ultimo periodo è incentrato sulle teorie dei sistemi con la continua
ricerca degli elementi unificanti delle singole scienze della natura e umanistiche. Questi saggi ci offrono una visione composita della natura, talora molto razionale e tesa a individuare regole e comportamenti generali, a scandire "le cose da fare", non di rado anche rivelatrice di suggestioni apparentemente staccate dalla concretezza scientifica fino alla introspezione. Dalle comunità crittogamiche e dalle associazioni vegetali dei primi studi, si assiste ad un continuo allargamento del campo di interesse fino alla biosfera e alla visione critica della posizione dell’uomo. L’approdo alla ecologia olistica delle scuole americane e alle nuove vedute organicistiche, ma non vitalistiche, sottolinea Giacomini, è riconosciuto come inevitabile per lo sviluppo dell’ecologia dei sistemi. Ma Giacomini non segue acriticamente gli sviluppi del pensiero olistico fino alle estreme conseguenze. Infatti egli riconosce nella natura una continuità dei processi evolutivi, ma vi distingue anche dei gradini, veri salti di qualità, il più elevato dei quali è occupato dall’uomo con tutta la sua capacità di dominio e di invasione.
Nel 1972 Giacomini partecipa alla conferenza mondiale sull’ambiente promossa dall’Onu e tenutasi a Stoccolma. Da alcuni scritti degli anni immediatamente precedenti, si può dedurre un suo orientamento ben preciso sulla dimensione dei problemi in discussione. Le crescite demografica e tecnologica erano già state individuate come fattori mondiali, non controllabili e capaci di produrre effetti deteriori sullo stesso concetto di " valore" che diveniva sempre più sinonimo di "utilità". Riconoscendo le grandi dimensioni spazio-temporali della tendenza, individuava nella biosfera intera, al di sopra dei confini nazionali o geografici, l’ambito in cui si sarebbe giocato il futuro della conservazione. A Stoccolma giunse quindi già orientato sulle dimensioni della discussione, senza preconcetti disciplinari o territoriali. Anche le distanze che aveva già preso nei riguardi di un protezionismo rigido e esclusivo, lo predispongono per una partecipazione attiva.
Nella conferenza di Stoccolma sono sollevate questioni importanti sui limiti imposti dalla conservazione allo sviluppo di popolazioni povere, specialmente a livello mondiale. Un contrasto che si ritrova anche nelle nazioni più sviluppate, dove la conservazione della natura si deve necessariamente realizzare nelle zone meno antropizzate, ma occupate da popolazioni povere che si devono confrontare con qualche limite in più rispetto a quelli millenari dell’ambiente fisico marginale.
Da questa discussione Giacomini trae conclusioni molto lucide: "Da Stoccolma è dunque partito un messaggio che ci sollecita ad impegnative riflessioni circa la credibilità di un protezionismo dimentico delle conseguenze sociali anche nei singoli casi dei parchi, dove le realtà, territorialmente limitate, rispecchiano comunque le problematiche generali del pianeta". E in modo più conciso afferma che "non si dà politica dell’ambiente senza soluzione dei problemi sociali". La conclusione della conferenza di Stoccolma, apparsa ad alcuni come un fallimento, fu giudicata positiva da Giacomini per "l’altissimo contributo portato da quell’assise proprio nei suoi aspetti contraddittori e conflittuali e nel grande confronto di esigenze e concezioni".
La sua azione negli anni che seguirono fu dedicata a ricollocare concettualmente l’uomo nel centro del mondo, in quanto essendo dotato della capacità di modificare l’ambiente deve assumere coscienza e responsabilità delle proprie azioni. Non più signore assoluto dunque, ma consegnatario impegnato a non sperperare, a ricostruire e a tramandare i valori del proprio ambiente vitale. Quando, nel 1976 definisce questi concetti come "una contronvoluzione tolemaica in ecologia", Giacomini dimostra ancora una volta la sua vis pedagogica richiamando l’attenzione su problemi generali, ignorati dai più, con un riferimento alla storia del pensiero cosmologico comune alle due culture. Queste affermazioni accolte come novità e apprezzate in modo particolare dai cultori delle scienze applicate, erano in realtà la naturale conclusione di un processo critico che Giacomini aveva iniziato già dai tempi delle prime ricerche di fitosociologia applicata e che gradualmente prese forma fino a concludersi in proposizioni generali. (...)

L'articolo:
http://www.altronovecento.quipo.it/numero2persone4.html

Longino Contoli Amante - “Ricordo di Valerio Giacomini (1914-1981)”:

http://www.fondazionemicheletti.it/nebbia/longino-contoli-amante-ricordo-di-valerio-giacomini-1914-1981/

Informazioni di base:
http://it.wikipedia.org/wiki/Valerio_Giacomini

L'approfondimento:
http://www.unifi.it/ri-vista/quaderni/2005/quaderno_05/pdf/2_Olivieri_Valerio%20Giacomini.pdf

Uomini e parchi: quale prospettiva oggi?

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=5509

 
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