Nel suo libro in uscita domani per Mondadori, Arkadij Babčenko offre una testimonianza di prima mano, scevra da rigurgiti ideologici e retorica militarista, di una persona che ha vissuto la guerra in Cecenia indossando la divisa dell’esercito russo. (...)
Il 19 marzo 2010, quando la madre di Andrei Zhuk è andata nel carcere del Minsk, la capitale della Bielorussia, per portare del cibo al figlio condannato a morte per omicidio, le è stato detto di tornare indietro, di non andare più a fargli visita e di aspettare una notifica del tribunale. Tre giorni dopo, è stata informata che suo figlio e un altro detenuto nel braccio della morte erano stati uccisi con un colpo alla nuca e che il corpo non le sarebbe stato restituito né le sarebbe stato detto dove era seppellito. Come documenta il recente rapporto di Amnesty International sulla pena di morte nel mondo nel 2010, la Bielorussia non è stata sola nella triste classifica dell'omicidio di stato. Decapitazione, impiccagione, fucilazione, iniezione letale e sedia elettrica: la mano del boia nel 2010 si è resa responsabile, secondo i dati ufficiali, di 527 esecuzioni in altri 22 stati, senza contare le migliaia di esecuzioni probabilmente avvenute in Cina, dove la pena di morte è ancora un segreto di stato. Insieme alla Cina, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Stati Uniti d'America, Yemen, sono stati tra i paesi che più frequentemente hanno fatto ricorso alle esecuzioni. (...)
«Sto male. Mi sento soffocare fra queste quattro mura in ogni momento. Ogni minuto che passa mi sembra essere l' ultimo. Mi sveglio tutte le mattine pensando che quello sarà il mio ultimo giorno». È un grido disperato quello che Asia Bibi lancia dalla cella di isolamento del carcere di Sheikpura, nel Punjab pachistano, dove è rinchiusa, condannata a morte per blasfemia, nella prima intervista concessa dall' inizio della sua vicenda. La donna, madre di 5 figli, è stata arrestata nel 2009 e condannata nel 2010: la sua colpa, secondo le vicine di casa, sarebbe quella di aver insultato Maomettoe di essersi rifiutata di convertirsi all' Islam. Il caso si è trasformato in una questione internazionale quando la proposta di modificare la legge sulla blasfemia sull' onda della sua vicenda, ha generato un' ondata di violenze in Pakistan: una rabbia culminata negli assassinii, a gennaio e marzo, del governatore del Punjab Salmaar Tasmeer e del ministro delle Minoranze religiose Shahbaz Bhatti, che si erano battuti per la modifica. Dopo queste morti, il cerchio intorno ad Asia Bibi si è stretto ulteriormente. Oggi vive in isolamento: non può uscire dalla cella neanche per prendere aria, perché c' è il timore che venga assassinata. Familiari e legali sono minacciati. È malata, e chi la conosce è preoccupato per la sua salute, fisica e mentale. Questa preoccupazione è uno dei motivi che spiega la scelta di rompere il silenzio, parlando per la prima volta con un giornale. (...)
Gli ultimi giorni dell' inverno graziano con una piacevole brezza la solitamente torrida e polverosa capitale birmana. Ma dentro i grandi magazzini che sorgono come funghi, la folla cerca ulteriore refrigerio nell' aria condizionata, girando tra asettici scaffali di merci destinatea ben pochi di loro. A Shwegondaing, lontano dalla nuova Rangoon del commercio, la sede della Lega nazionale per la democrazia del Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi sembra un pezzo di passato remoto, con le sue mura mai riverniciate, le scale coi tappetini consunti, i soliti anziani attivisti e leader passati da mille prigioni abbigliati come gran parte del popolo, in semplici gonne longy e camicie bianche senza collo. C' è chiasso e folla quando Daw Suu, The Lady, è presente in sede, altrimenti sembra un desolante deposito dei Mercati generali. La leader dell' Nld, da quattro mesi liberata dagli arresti domiciliari, ci riceve in un salottino lindo con un divano, una poltrona e una scrivania. Ha appena finito un meeting, e presto ce ne sarà un altro. Le chiediamo subito se nonostante la libertà di movimento si consideri ancora, come disse, «prigioniera» nel suo stesso Paese. (...)
Per la prima volta siamo entrati negli istituti penali per minori. Il nostro Osservatorio sulle condizioni di detenzione in Italia, attivo dal 1998, aveva avuto fin dall’inizio le autorizzazioni ministeriali per visitare gli istituti penitenziari per adulti,
Sembrerebbe un controsenso ma le rivolte che stanno incendiando diversi Paesi del Medioriente e l'embargo sulla Libia stanno rimettendo in discussione fior di appalti e commesse del comparto bellico.