ARIA INQUINATA? UNA SOLUZIONE DALLA BIOINGEGNERIA !

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Il cocktail di gas che quotidianamente respiriamo nelle grandi città e nelle aree urbane sottoposte ad un intenso traffico automobilistico  a breve termine determinerà quel temuto ma ormai imminente salto evolutivo che attende un umanità sempre più lanciata verso traguardi tecno-biologici affascinanti: la comparsa del primo essere vivente dotato di bio-carburatore incorporato!
Ciò comporterà una rapida estinzione di tutti coloro che non saranno in grado di competere con i vantaggi offerti da questo tipo di mutazione (non sappiamo ancora se naturale o indotta da qualche geniale scienziato) che consentirà di utilizzare al meglio tutti quegli ottimi composti (piombo, benzene, alcheni, aldeidi, chetoni, alcani) altrimenti vanamente sparsi per l’aere.
I primi a subirne le conseguenze saranno vecchi e bambini, categorie professionalmente irrilevanti perché improduttive, con notevoli benefici anche per quell’altro annoso problema del “walfare state”.
L’innovazione tecnologica che consentirà ai più fortunati di meglio adattarsi alla rinnovata atmosfera terrestre (inizialmente nelle aree industrializzate ed urbanizzate, successivamente verranno studiate opportune modifiche per le aree rurali per consentire di sfruttarne la composita atmosfera fatta di biogas, pesticidi, metano, ammoniaca e miasmi organici) apre poi lo sfruttamento degli altri pianeti del nostro sistema solare e di nuovi mondi, finora negatoci da un evoluzione respiratoria quanto mai primitiva e limitante.
Ma non precipitiamo le tappe! Andiamo con ordine ad analizzare i vari passi che ci hanno condotto all’idea di sviluppare quest’applicazione biotecnologica per risolvere l’annoso problema delle difficoltà respiratorie, delle malattie broncopolmonari e dei tumori indotti dalla miscela di gas che vagano per le nostre città.

 

Dal piombo, al benzene, ai composti ossigenati a... il bio-carburatore!

La questione è a tutti nota: purtroppo la benzina non si può usare tal quale. Bisogna aggiungerci degli antidetonanti che, in ordine di apparizione sono stati in passato prima il piombo tetraetile, poi il benzene, ora i composti ossigenati.
Ognuno di essi ha dimostrato però di avere un rovescio della medaglia che, nel tempo, ne ha sconsigliato l’uso per la salute (vedi scheda).
Con il passaggio dalla benzina al piombo a quella “verde” e l’adozione delle marmitte catalitiche si era diffusa la convinzione di aver trovato il modo di determinare un significativo miglioramento della qualità dell’aria delle città in cui viviamo.
Ma il benzene che ha sostituito il piombo ha deluso queste aspettative, dimostrandosi un nemico ancora più subdolo della nostra salute: e non è il solo!
Nelle benzine sono presenti altri 200 idrocarburi policiclici aromatici che la Legge tenta come può di fronteggiare (recentemente la Commissione Ambiente della Camera ha approvato un emendamento al disegno di legge sul contenuto di benzene nei carburanti che prevede un limite agli aromatici del 40% dal 1o luglio 1998 e del 35% dal 1o luglio 1999. Per il benzene, ritenuto il composto aromatico più pericoloso, il limite previsto dal luglio ‘98 è fissato nell’1 %).
Secondo il parere di numerosi esperti sarebbe prioritario riformulare la benzina portando il contenuto di benzene sotto l’1% e quello degli idrocarburi aromatici sotto al 25%: inoltre la “benzina verde” dovrebbe essere utilizzata solamente da autovetture munite di marmitta catalitica.
Ahi! Ahi! Ahi! Spauracchio di tanti automobilisti, che tanto hanno dovuto penare per dotarsene, prima magari ricorrendo al “retro-fit” per poi dover accettare sonde lambda e scappamenti al platino. Con quello che costavano specialmente qualche anno fa! E subendo addirittura lo strazio della separazione dalla vecchia cara automobile, destinata alla demolizione per acquistare ecomodelli dall’emissione immacolata ma dal catalizzatore assai delicato...
Malgrado ciò le auto non dotate del catalizzatore in Italia sono circa la metà del parco auto circolante ed esse inquinano più del doppio rispetto alle altre.
Peraltro un’indagine sullo stato pietoso delle marmitte delle auto ecologiche sottoposte ad avviamenti a freddo, marce a singhiozzo nel traffico urbano, rifornimenti anche con benzine non “verdi” ci darebbe certo modo di verificare quanto poco esse siano in grado di ripulire l’aria che emettiamo e che poi respiriamo.
Ecco quindi la necessità di un “biocarburatore” in grado di consentirci una opportuna carburazione dei nostri gas respiratori: lanciamo quindi un appello a tutte le menti creative perché concepiscano un simile manufatto, prima che la Natura stessa attraverso i suoi meccanismi di mutazione e di selezione realizzi questa necessaria  soluzione adattativa,  rendendo così obsoleti gli eventuali brevetti umani.

Meditate, gente, meditate...