Ambiente - Salute - Diritti Umani - Nutrizione - Agricoltura

UN POPOLO DI INVENTORI...

La Presidenza del Consiglio ha commissionato al Poligrafico dello Stato la stampa dell’Enciclopedia delle invenzioni italiane, uno sterminato archivio del genio nazionale destinato a riempire ben 30 volumi (solo il primo tomo dell’opera supera le 400 pagine).

I prodromi della inventività nazionale risalgono forse agli Etruschi che già nell’VIII secolo a.C. costruivano dentiere. Italiana è anche l’invenzione dell’anestesia (Ugo Da Lucca, 1200 d.C.), degli occhiali per presbiti (Salvino Armato Degli Armati, 1289), del preservativo (Gabriele Falloppio, 1500), del termometro ad uso medico (Santorio Santorio, inizi del 1600) e i primi esperimenti di fecondazione artificiale (Lazzaro Spallanzani, 1777).

La navigazione poi è sempre stata un nostro forte: dalla bussola (Flavio Gioia, 1302) al sommergibile (Leonardo da Vinci e il suo contemporaneo Cesare Cesariano), dall’aliscafo (Enrico Forlanini, 1902) al motore a scoppio (Barsanti e Matteucci di Lucca), dall’elicottero (nato dall’intuizione di Leonardo) al primo motoscooter della storia (Corradino D’Ascanio).

Niente male anche il contributo dei nostri inventori nel campo della comunicazione: Marconi, lo sanno tutti, ha inventato la radio, ma forse non tutti sanno che il fax è stato inventato da Giovanni Caselli nel 1856, che la prima macchina da scrivere fu il “clavicembalo scrivano” dell’avvocato piemontese Giuseppe Ravizza (1855), che il primo personal computer è stato realizzato per la Olivetti nel 1965, da Pier Giorgio Perotto, che il primo microprocessore è stato prodotto in soli 9 mesi, nel 1970, da Federico Faggin. Finalmente, oggi che anche il Congresso americano ha riconosciuto la paternità del telefono ad Antonio Meucci (1871) possiamo aggiungere questo “trofeo” al nostro palmares di invenzioni, anche se rimane ancora in discussione con gli americani il riconoscimento di un’altra idea davvero “luminosa”: la lampadina.

Come nel caso del telefono, anche per le lampadine la capacità imprenditoriale e gli aspetti finanziari prevalsero su quelli creativi: Alessandro Cruto, un piemontese spiantato, inventò una lampadina che durava 500 ore mentre Edison riuscì a far prevalere il brevetto della sua lampadina anche se durava solo 40 ore. Idem per l’invenzione del cinema, anticipata da Filogamo Alberini rispetto ai più famosi fratelli Lumière.

Per chiudere: una ricerca (stavolta non nostra, ma dell’Università di Belfast) dimostra che la scelta del corso di laurea sembra influenzi la durata della vita: ingegneri e scienziati hannouna speranza di vita superiore del 60% rispetto ai loro colleghi iscritti a facoltà artistiche.

Ma che arte e sregolatezza siano spesso compagne non dovevano spiegarcelo gli irlandesi con una ricerca: il genio italiano lo sa da sempre...

* * *

A proposito di... Federico Faggin:

http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=3UV685&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1

Informazioni biografiche:

https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Faggin
https://en.wikipedia.org/wiki/Federico_Faggin
https://fr.wikipedia.org/wiki/Federico_Faggin
https://es.wikipedia.org/wiki/Federico_Faggin