È stato pubblicato sul sito del ministero della Salute il nuovo Piano nazionale integrato dei controlli sulla sicurezza degli alimenti, sanità e benessere animale, e sanità delle piante (PNI o MANCP). Ne dà notizia il sottosegretario Francesca Martini, che esprime grande soddisfazione: "Abbiamo finalmente on line uno strumento dove tutti i cittadini, le associazioni di consumatori e i produttori potranno consultare e verificare il sistema dei controlli ufficiali in materia di sicurezza alimentare attuati per tutelare la loro salute. Ciò significa un taglio definitivo alle duplicazioni di attività e quindi un taglio agli sprechi". (...)
Fooducate, società statunitense presente nel web con informazioni e notizie su temi e problematiche alimentari, ha messo a punto un’interessante guida alla scelta dei cereali per la prima colazione. Ha inoltre sviluppato un’applicazione per I-Phone – ad hoc per gli Stati Uniti - che consente di orientarsi nell’acquisto direttamente al supermercato: la lettura del codice a barre dalla scatola di cereali fornisce sullo schermo informazioni, in forma grafica, sui contenuti nutrizionali e i possibili prodotti alternativi più sani. Gli americani sono forti consumatori di cereali per la prima colazione, e il proliferare di marche e prodotti ha determinato un grande impegno da parte delle aziende nella promozione dei propri marchi, facendo leva su ipotetici valori salutistici, con fini di marketing. (...)
L’11 gennaio è stato pubblicato il nuovo regolamento UE n. 16/2011, per aggiornare le procedure del “Sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi”, il RASFF (Rapid Alert System on Food and Feed), per migliorare il coordinamento tra le Amministrazioni sanitarie degli Stati membri, l’Efsa e la Commissione europeai (1). Le novità del regolamento appena approvato riguardano il concetto di rischio, il quale deve intendersi come: un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto agli alimenti, ai materiali a contatto o ai mangimi, oppure come un rischio alla salute animale o all’ambiente dovuto ai mangimi. (...)
Cosa sappiamo dei prodotti enogastronomici e delle ricette definiti come tradizionali? Ne conosciamo aspetti storici e culturali, il legame con il territorio, gli ingredienti spesso locali e i processi produttivi. Sappiamo che la conoscenza di questi alimenti e la loro preparazione è stata spesso tramandata per via orale di generazione in generazione. Siamo anche consapevoli che con il modificarsi degli stili di vita e delle abitudini alimentari, in tutti i paesi europei alcuni di questi prodotti rischiano di scomparire. Sebbene il termine tradizionale sia ampiamente usato, non c’è una unica definizione disponibile. In Italia con il termine “prodotti tradizionali” (decreto del 18 luglio 2000) s’intendono quei prodotti agroalimentari le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni. (...)
Gli insetti sono il primo anello della catena alimentare di cui noi facciamo parte. Per secoli abbiamo cercato di scordare la loro esistenza in tutti i modi.
L’incremento demografico mondiale (siamo ormai arrivati a 7 miliardi!), la continua diminuzione delle terre coltivate, l’incremento dell’urbanizzazione (ormai oltre la metà della popolazione mondiale vive in aree urbane), gli attesi negativi cambiamenti climatici, l’aumento della domanda della quantità e qualità del cibo dovuta all’incremento del benessere nei grandi Paesi Asiatici (Cina, India, Indonesia ecc.) dell’America latina (Brasile, Argentina); il recente uso massivo di mais e grano per produrre bioetanolo in USA; la troppo rapida liberalizzazione dei mercati dei prodotti alimentari, sono tutti fattori che certo porteranno ad un futuro incremento dei prezzi finali dei generi alimentari di base (come sempre a vantaggio del commercio, processo e distribuzione rispetto alla produzione), ad una rarefazione di molti alimenti ed a un futuro aumento dei costi dei prodotti animali. Attualmente, specie nei Paesi ricchi, per produrre carne, latte ed uova, molti miliardi di animali domestici allevati in bio-fabbriche, utilizzano enormi quantità di carboidrati e proteine da granaglie che potrebbero nutrire direttamente miliardi di umani, specie nei Paesi più poveri. (...)