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Africa: un viaggio nella Rift Valley

Africa: un viaggio nella Rift Valley



Il pick-up rosso corre veloce diretto a Nord, oltre Nakuru, verso il cuore della Rift Valley. Sul lato sinistro della strada, campi di tè a perdita d’occhio che spaziano da un blu/verde chiaro a uno più scuro a seconda dell’inclinazione delle colline. Sulla destra, donne coloratissime sparpagliate nelle infinite piantagioni di caffè.
Quando la strada inizia a scendere, il paesaggio circostante cambia bruscamente. Il tè e le piantagioni di caffè scompaiono, il terreno perde parte del suo colore rosso-sangue e capre emaciate cercano sulla strada qualcosa da brucare.
Mentre proseguiamo, la strada asfaltata diventa terra polverosa e accidentata. Attorno è solo aridità: una vasta pianura punteggiata di alberi, arbusti e sassi.
“Pole Pole!” – Rallenta – ci dice chiunque sia ai lati della strada, mentre tenta di proteggersi dalla polvere. L’autista sembra instancabile, e ogni gruppo di persone che incontriamo subito scompare in una spessa nube di terra rossa. “Siccità”, dice l’autista con una smorfia “ Non abbiamo avuto le pioggie di Dicembre”.
Questa è la Rift Valley keniota senza piogge: una zona arida con poco cibo disponibile. Gli animali smagriscono man mano che passano i giorni, e le persone che vivono nelle campagne diventano sempre più affamate: si aggrappano a quei fazzoletti di terra che sono a malapena riuscite a salvare dal disastro.
Per molti stati Africani la siccità significa la perdita totale del raccolto, e quindi carestia. Questo è vero soprattutto per il Kenya, il quale – come il governo ha dichiarato qualche settimana fa - sta passando una grave crisi alimentare che coinvolge almeno un terzo della popolazione del paese. Questo non deve sorprendere, come la Banca Mondiale ci ricorda, poiché i paesi dell’Africa Orientale sono sottoposti a regolari fluttuazioni inerenti quei prodotti alimentari che dipendono dalle precipitazioni. In ogni caso, le azioni veramente necessarie a risolvere o almeno a mitigare la situazione attuale non sono ancora state intraprese dal governo keniota.
Le linee di condotta del Ministro dell’Agricoltura keniota, Mr. William Ruto, sono contenute nel Biosafety Bill 2008, e consistono nel rendere legale l’uso delle biotecnologie, per far sì che il Kenya sia il secondo paese, dopo il Sud Africa, ad adottare gli OGM. “I miracoli non esistono”, ha affermato Mr. Ruto in un’intervista al giornare The Daily Nation. “ Se dobbiamo produrre di più, dobbiamo rivolgerci alla tecnologia. Come paese, abbiamo l’opzione o di adottarla e combattere la fame o rifiutarla e soccombere”. (...)


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