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"Autoritratto di un reporter"

"Autoritratto di un reporter"

 

Brani estratti dal libro di Ryszard Kapuscinski, “Autoritratto di un reporter”, Feltrinelli, Milano 2006 (edizione originale: Autoportret reportera, Znak, Krakow, 2003), curatrice Krystyna Straczek, traduzione di Vera Verdiani.

 

Da pagina 11:

Nato in Polessia, sono sostanzialmente uno sradicato. Partito bambino da Pinsk, mia citta' natale, per tutta la guerra sono stato sballottato di qua e di la'. Non facevamo che scappare: prima da Pinsk in direzione dei tedeschi, poi nella direzione contraria. Ho cominciato a vagabondare a sette anni, e ancora non ho smesso. Mi sono spesso sentito chiedere - anche di recente - come mai io non sia emigrato. Rispondo sempre che sono gia' un emigrato. La mia casa e' altrove, in un altro stato. Appena mi fermo in un posto, anche fuori della Polonia, comincio ad annoiarmi, sto male, devo ripartire. Sono molto curioso del mondo. Per tutta la vita non ho fatto che lamentarmi di non essere ancora stato in questo o quel posto.

La curiosita' del mondo che anima il reporter e' una questione di carattere. Ci sono persone non interessate al resto del mondo: quello in cui vivono e' per loro il mondo intero. Una posizione rispettabile come qualunque altra. Confucio diceva che il modo migliore per conoscere il mondo e' quello di non uscire mai dalla propria casa, e anche questo e' vero: invece di spostarsi materialmente, si puo' viaggiare all'interno della propria anima. Il concetto di viaggio e' quanto mai elastico e differenziato. Ci sono tuttavia alcune persone che, per loro natura, devono conoscere il mondo in tutta la sua varieta'. Non sono numerose.

Esistono vari modi di viaggiare. La maggior parte della gente – le statistiche parlano addirittura del novantacinque per cento - parte per riposarsi. Vuole scendere in alberghi di lusso in riva al mare e mangiare bene, non importa se alle Canarie o alle Figi. I giovani compiono viaggi di tipo agonistico, come cimentarsi nell'attraversamento dell'Africa da nord a sud, o navigare sul Danubio in kajak. Non si interessano alla gente incontrata per strada: il loro scopo e' di mettersi alla prova, la soddisfazione di superare le difficolta'. Certi viaggi nascono per motivi di lavoro o per necessita' - anche gli spostamenti dei piloti di linea e quelli dei profughi sono una particolare forma di viaggio. Per me il viaggio piu' prezioso e' quello del reportage, il viaggio etnografico o antropologico intrapreso per conoscere meglio il mondo, la storia, i cambiamenti avvenuti, in modo da trasmettere agli altri le conoscenze acquisite. Sono viaggi che richiedono concentrazione e attenzione, ma che mi permettono di capire il mondo e le leggi che lo regolano.

Piu' si conosce il mondo, piu' ci rendiamo conto della sua inconoscibilita' e sconfinatezza: non tanto in senso spaziale, ma nel senso di una ricchezza culturale troppo vasta per poter essere conosciuta. Al tempo in cui James Frazer scriveva Il Ramo d'oro e molti antropologi del XIX secolo pensavano che esistesse un numero finito di tribu' o di popoli, era ancora possibile tentare di classificarle o descriverle. Oggi sappiamo che l'immensita' e la ricchezza culturale del mondo sono infinite. Dopo oltre quarantacinque anni di continui viaggi, e pur conoscendo questa terra meglio di chi non ha viaggiato, sono convinto di non sapere ancora niente. (...)

 

Gli estratti:

http://www.tecalibri.info/K/KAPUSCINSKI-R_autoritratto.htm

* * *

Informazioni biografiche:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ryszard_Kapu%C5%9Bci%C5%84ski

 

 

 

 

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