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Recensione: State of the World '00

STATE OF THE WORLD ’00 - Stato del pianeta e sostenibilità. Rapporto annuale.

Worldwatch Institute (Ediz. italiana a cura di Gianfranco Bologna) - Edizioni Ambiente, pp. 303, Lit. 40.000


Giunto alla diciassettesima edizione, il rapporto annuale del gruppo di lavoro scientifico-economico del Worldwatch Institute puntualmente ripropone, in maniera peraltro sempre originale, un’attenta analisi scaturita dall’osservazione dei rapporti tra politica, economia e problemi ambientali.

Come di consueto il volume non si limita alla denuncia delle tante emergenze (il cambiamento climatico, la diffusione di composti chimici dannosi, la perdita di biodiversità, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la distruzione di habitat naturali fondamentali come le foreste tropicali e le barriere coralline) che vedono responsabili i progressi scientifici e tecnologici umani ma pone anche e direi soprattutto l’accento sulle strategie per accelerare la transizione verso un mondo più pulito e più giusto.

Le grandi disparità nella condizione umana (lo sperpero dell’acqua potabile in alcune regioni che stride con la siccità e la carestia in altre; il paradosso alimentare di un mondo di denutriti e di obesi; il malessere di vivere in un mondo pieno di benessere) che caratterizzano sempre di più il millennio che si apre chiamano in causa scelte politico-economiche e sarà probabilmente proprio questo il campo su cui affrontare le sfide che il nostro rapporto con l’ambiente ci pone.

Processi già innescati come la decentralizzazione della produzione energetica, la messa al bando progressiva delle sostanze chimiche più pericolose, la riduzione dei flussi finanziari verso le produzioni più inquinanti o i settori che consumano più risorse naturali dimostrano che la sostenibilità non è un sogno irrealizzabile.

La sfida che questo volume vuole raccogliere è proprio quella di dimostrare come un’informazione propositiva, seria, circostanziata possa arrivare ad indirizzare l’opinione pubblica, il mondo accademico, economisti e leader politici a pensare che dare una risposta ai bisogni umani di oggi senza distruggere l’ambiente naturali e le prospettive di vita delle generazioni di domani non è un’utopia ma una prospettiva alla portata della nostra creatività e della nostra saggezza.

 

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