Recensione: L'ambientalista scettico

L’AMBIENTALISTA SCETTICO

di B. Lomborg, Mondadori, 2003, pp. 516, Euro 26


L’autore, professore di statistica all’Università di Aarhus in Danimarca ed ex membro di Greenpeace, con questa opera di “controinformazione” ha suscitato un vespaio di polemiche: additato come “traditore della causa” dal mondo ambientalista e scientifico e, all’opposto, esaltato come paladino del mondo imprenditoriale più cinico e restio a considerare l’ambiente qualcosa in più che un mucchio di materie prime a disposizione dei loro interessi.

Forse, ad un esame più freddo, il volume offre a tutti una rilettura più distaccata di quella che l’autore chiama la “litania” sul degrado ambientale, una sorta di atteggiamento mentale simile a quello dei catastrofisti dell’anno Mille, vaticinatori del giorno del Giudizio finale.

La sfida che l’autore ha sperimentato su se stesso e che poi ha posto al mondo scientifico è quella di “controllare se le sacre convinzioni sociali resistono alla prova dei fatti o sono dei semplici miti”, il che costituisce, dopo tutto, la finalità della ricerca, da Galileo in poi.

Così l’analisi di Lomborg si è concentrata sulle enormi quantità di dati statistici sul pianeta in circolazione: forse la mentalità da statistico di Lomborg ha finito per essere una sorta di deformazione professionale che spinge a considerare il “pollo a testa” di Trilussiana memoria segno di un ottimismo forse più sciocco che... scettico.

Il vero scetticismo, piuttosto, andrebbe esercitato sulla necessità di avere questa enorme pletora di dati per prendere delle decisioni che si potrebbero basare, probabilmente, solo su un po' di buon senso.

 

 

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