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Recensione: Un mondo sbagliato


UN MONDO SBAGLIATO
Storia della distruzione della natura, degli animali e dell'umanità

di Jim Mason, Edizioni Sonda, pp. 464, Euro 19,50


L’autore, avvocato americano, è impegnato nella denuncia della condizione degli animali nella nostra società a partire almeno dal 1980, da quando cioè ha pubblicato (insieme a Peter Singer) Animal Factories, una delle prime denunce rigorosamente documentate dell’orrore degli allevamenti intensivi.

In questo libro Mason approfondisce il suo sguardo sulle pratiche di sfruttamento degli animali evidenziandone le origini storiche dell’attuale disastro sociale ed ecologico in cui siamo immersi.
Al centro del volume
è infatti l’analisi delle radici storiche e culturali della credenza occidentale secondo cui Dio avrebbe conferito all’uomo/maschio il dominio assoluto sull’intero creato.

La riduzione in schiavitù degli animali a fini bellici o per l’allevamento ha lacerato il senso di fratellanza che l’essere umano ha da sempre provato nei confronti degli altri animali, permettendo così la nascita di una cultura alienata dalla natura. Si è così alterato profondamente il nostro rapporto con essa, con noi stessi e soprattutto quello con gli altri animali, di cui abbiamo bisogno “come compagni, come stimolatori di empatia e cura, come strumenti per alimentare e plasmare la nostra mente e come parenti che ci ricordino la nostra vicinanza al resto del mondo vivente”.

Mason non è né il primo né l’unico a individuare nell’ideologia del dominio la chiave dei mali attuali, ma è uno dei pochi che è stato in grado di fornirci una ricostruzione storica dettagliata, plausibile ed estremamente convincente di come tale ideologia possa essersi formata, attingendo a una vasta serie di riferimenti presi dai campi più disparati (dall’antropologia alla storia, dalla geografia all’eco-femminismo, dai miti classici alla critica della cultura).

L’autore ci dimostra che tale isolazionismo ha comportato perdita di consapevolezza, incapacità di rispettare la natura e assenza di controllo sulle nostre derive distruttive: è proprio il nostro modo di vedere e considerare gli animali che sta alla base dell’attuale crisi ambientale e della relazione tra questa e le altre forme di oppressione sociale: la guerra, la violenza sulle donne e la riduzione in schiavitù di altri uomini.

Proprio perché Mason è convinto che il mondo che abitiamo non sia necessariamente malvagio, ma più semplicemente sbagliato, è la “speranza” a costituire l’”ossatura” del suo libro.

La constatazione che sono storicamente esistiti sistemi di organizzazione sociale non basati sulla gerarchia e sull’oppressione, dimostra che non siamo condannati da una qualche forza sovraumana (che siano i geni di un volgare riduzionismo biologico o il destino di un altrettanto paralizzante spiritualismo) a essere quello che siamo.

Il che non equivale all’aspirazione ad un impossibile ritorno al passato, ma alla impellente necessità, per i nostri arsenali culturali, di un preciso progetto di smantellamento degli infiniti meccanismi di dominio che permeano da secoli la società umana.




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