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Energia dal Mare - Solo un sogno?

Si è svolto nell’ambito della 5° edizione del salone della nautica e del Mare di Roma, il Sea Heritage Day, la giornata del premio internazionale dedicato alla valorizzazione del patrimonio marittimo, ambientale ed energetico dell’area mediterranea. All’interno del workshop organizzato per l’occasione molto apprezzato è stato l’intervento dell’ing. Adriano Piglia - Direttore del Centro Studi Safe, che ha presentato in anteprima la ricerca “Energia dal Mare: solo un sogno?”.
L’intervento ha fornito un contributo scientifico di particolare interesse nell’ambito della fiera dedicata al mare. L’ing. Piglia ha inquadrato la ricerca all’interno di un quadro di riferimento dell’energia caratterizzato da una asimmetria nella dislocazione delle risorse energetiche rispetto ai centri di consumo, dalla necessità  di assicurare la crescita dei Paesi in via di sviluppo anche attraverso il trasferimento di tecnologie e dall’esigenza di riduzione delle emissioni di gas serra.
Dalla tecnologia possono arrivare risposte positive ed è per questo che vanno supportate tutte le azioni intese a trovare soluzioni nuove che coinvolgano tutte le possibili risorse energetiche. Guardando dunque al pianeta, costituito  per ¾ di acqua, non si possono trascurare le grandi potenzialità di questa risorsa naturale.
“E’ stato calcolato che dal mare si potrebbero produrre qualcosa come 90.000 TWh di energia elettrica all’anno – sostiene l’Ing Piglia – a fronte di consumi annuali mondiali che per il 2030 sono previsti pari a 300 TWh all’anno. Quindi volessimo potenzialmente saremmo capaci di produrre un quantitativo 3 volte superiore a quello di cui il mondo avrà bisogno tra vent’anni”.
Il problema serio dell’energia che proviene dal mare è dovuto, come per tutte le altre fonti rinnovabili, alla scarsa densità di energia e quindi ai costi molto elevati, che solo il progresso tecnologico ci permetterà di abbattere. In questo senso alcune applicazioni sono già avviate mentre altre sono ancora solo a livello sperimentale. Il Direttore del Centro Studi Safe ha evidenziato infatti come per quanto concerne la ricerca siamo abbastanza avanti per alcune fonti come le maree, mentre per altre, come i gradienti termici e salini, siamo appena alla fase di laboratorio. Molto promettenti sono le tecnologie delle legate alle onde.
L’Italia ha sicuramente le sue possibilità nel Mediterraneo nello sfruttamento delle alghe e sta già facendo qualche esperimento. Le alghe costituiscono una fonte dalle enormi potenzialità , legata alla rapidissima fotosintesi che permette loro di fare quello che una pianta sulla terra ferma fa 20 volte meno velocemente.
Uno dei punti fondamentali è sicuramente la necessità di condurre ricerca in un modo comune: poiché se il problema di sostituire le fonti fossili è globale, dovrebbe avere soluzioni globali.
“Nella situazione in cui ci troviamo è evidente che non possiamo fare a meno di nessuna delle fonti disponibili – conclude l’ing. Piglia. Sappiamo che le fonti fossili sono in esaurimento, o prima o poi, e che non c’è grande consenso per l’utilizzo della fonte nucleare, a questo punto non possiamo fare altro che rivolgerci a Madre Natura ed utilizzare responsabilmente tutto quello che abbiamo a disposizione nei modi migliori possibili ai costi più bassi possibili”.

L'intervista:
http://www.safeonline.it/chi-siamo/videoteca_scheda.php?id=6

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